venerdì 19 luglio 2013

UN PALERMITANO A PARIGI

Cosa ci faceva a fine'600 un ex pescatore del rione Capo, a Parigi? 
Ho trovato questo interessante spunto sul web.
La figura di Procopio è ancora oggi avvolta da ombre. Nacque sicuramente in Sicilia, ma sono due le località a contendersene i natali: Aci Trezza e Palermo. Il ritrovamento nell'archivio parrocchiale della Chiesa di Sant'Ippolito di Palermo di una annotazione di battesimo datata al 10 febbraio del 1651 di un omonimo bambino con il caratteristico cognome siciliano Cutò (che suona proprio come il francese couteaux, cioè coltelli) fa propendere oggi per una origine palermitana. Dall'atto del suo primo matrimoni conosciamo i nomi dei suoi genitori, Onofrio e Domenica. Della sua vita prima dell'arrivo a Parigi sappiamo ben poco: è possibile che abbia trascorso qualche anno ad Aci Trezza, come ipotizza qualcuno, il che potrebbe spiegare sia perché lo si dicesse nato lì sia perché la sua attività divenne quella di gelatiere. Aci Trezza è infatti in provincia di Catania, dove da sempre gli uomini raccoglievano e usavano la neve che in inverno cadeva sull'Etna.
Si dice che avesse ereditato dal nonno una rudimentale sorbettiera, di sua creazione, che cercò di migliorare. Stanco di fare il pescatore e non vedendo per sé un futuro in Sicilia, decise di trasferirsi in Francia. Arrivato a Parigi, Procopio francesizzò il suo nome in François Procope de Couteaux e fece fortuna. Si sposò tre volte: la prima nel 1675 nella chiesa di Saint Sulpice, con Marguerite Crouin da cui ebbe otto figli, la seconda nel 1696 con Anne Françoise Garnier, che gliene diede quattro, e la terza, ormai anziano, con Julie Parmentier da cui ebbe un altro figlio. Nel 1685 ottenne la cittadinanza francese. In Francia si stava diffondendo l'uso del caffé e Procopio lavorò dapprima come garzone in un Café di proprietà di un armeno, Paxal. Aprì poi un locale in rue de Tournon e infine rilevò il café di un altro armeno in rue des Fossés Saint-Germain (che divenne poi rue de la Comédie, e infine rue de l’Ancienne-Comédie). Questo locale, fondato nel 1686, prenderà il suo nome, Le Procope, e avrà una enorme fortuna. Considerato il più antico Café parigino, esiste ancora oggi , seppure trasformato in ristorante.Sorgendo presso la "Commedie Francaise", vi si recavano ovviamente gli attori e il personale del teatro, ma ben presto il locale divenne punto di ritrovo anche per intellettuali. I clienti potevano infatti trovarvi i pochi giornali esistenti all'epoca, carta e inchiostro, perché chiunque potesse leggere, commentare e discutere... fermandosi così più a lungo nel locale! Pare che molte delle voci dell'Enciclopedia di Diderot e d'Alembert fossero composte ai suoi tavoli: Non per niente una di esse è dedicata al gelato!
A fare il successo del caffé fu il gelato, di cui Procopio, dopo vari esperimenti, era riuscito a migliorare la consistenza, grazie soprattutto all'uso dello zucchero come dolcificante al posto del miele. In realtà al nostro gusto i suoi gelati avrebbero assomigliato più a gramolade o sorbetti, ma il successo fu enorme: il loro consumo divenne di moda. Molto curata era anche la presentazione, con il gelato offerto in eleganti bicchierini simili a portauovo. Procopio riuscì a diffondere fra la colta borghesia francese quello che prima era servito soltanto sulle tavole dei ricchi e dei potenti.
Dal re Luigi XIV ottenne una patente reale che gli consentiva di vendere in esclusiva "acque gelate" (la granita), gelati di frutta, fiori d'anice e cannella, frangipane, gelato al succo di limone, il “gelo” di caffè, gelato al succo d'arancio, sorbetto di fragola...

Morirà a Parigi il 10 febbraio 1727, ma la fortuna del suo locale continuò anche nei secoli seguenti. Lo frequentarono le maggiori personalità della cultura e della storia francese, dai rivoluzionari Danton, Robespierre e Marat, a Napoleone, agli enciclopedisti Denis Diderot e Jean-Baptiste Le Rond D'Alembert, al matematico Georges-Louis Leclerc, Conte di Buffon, a scrittori come La Fontaine, Jean-Baptiste Rousseau, Voltaire, Alfred de Musset, Honoré de Balzac, Victor Hugo, Oscar Wilde, George Sand, Paul Verlaine e Anatole France. Si raccontano storie curiose come quella che vede il giovane tenente Bonaparte lasciare in pegno una sera il suo Bicorno (copricapo) perché non aveva potuto pagare le consumazioni offerte agli amici. Un'altra leggenda vuole che Benjamin Franklin abbia compilato la costituzione degli Stati Uniti seduto ai suoi tavoli.

Alla fine del XVIII secolo il locale era noto come Café Zoppi, dal nome del suo gestore. Durante la Rivoluzione vi si radunavano patrioti e uomini di cultura al punto da sentirsi quasi un club "gli Habitués del Café Zoppi". Da qui pare che partì l'ordine di attaccare le Tuilleries nel 1792. Una curiosa memoria di quel periodo si conserva ancora oggi. Se al Ristorante Le Procope aveste bisogno di usare il bagno, non trovereste l'indicazione uomini-donne, ma "Citoyens" o"Citoyennes" (ossia cittadini-cittadine) secondo una terminologia che rimanda agli anni della Rivoluzione. 
Viva quindi il Capo... e viva la Rivoluzione!!

lunedì 8 luglio 2013

CONCORSO FOTOGRAFICO "PUNTO E...AL CAPO!"

Il concorso fotografico "Punto e...al Capo!", legato alla recente passeggiata del 30 giugno è giunto al suo epilogo. Di seguito trovate le foto in lizza coi relativi nomi dei fotografi.
La giuria giudicante è composta dal sottoscritto, Fabio Ceraulo, da Federico Ferlito, collaboratore e co-autore degli itinerari fatti e da fare in futuro, e da Grazia Nobile, una delle persone più assidue del nostro gruppo fin dalla sua fondazione. Sarà difficile perchè le foto sono tutte belle, significative, ironiche o affascinanti. E' stata, credo, una idea bella e spiritosa, anche per il fatto che molti hanno dedicato il loro tempo a seguire il percorso e i suoi argomenti, nonchè a cimentarsi nel fare foto. Un bel ricordo di questa serata estiva, insomma...
I primi tre classificati vinceranno premi in libri.
I loro nomi  saranno indicati sulla pagina facebook di Palermo nascosta e poi di seguito anche su questo blog, in modo tale che chi legge senza avere facebook, può saperlo.
Ecco di seguito le foto in gara. Buona visione...
1) Foto di ANGELA FALCONE: "Decadenza,mistero,ospitalità"
2) Foto di ANTONELLA CANDURA: "Lampioncini danzanti"
3) Foto di DANIELA ARONICA: "I quasi Beati Paoli"
4) Foto di EMILIA CORSINI: "Il mistero del Capo svelato?"

5) Foto di ERIKA DIANA: "Il Capo in negativo"
6) Foto di FRANCESCA ENEA: "Capo-rta la luci comu un focu vivu...."
7) Foto di GABRIELLA AGRO': Bancarella di notte al Capo"
8) Foto di GABRIELLA CORRAO: "Panni stesi"
9) Foto di GIACOMO CACCIATORE: "Per chi votare...al Capo?"
10) Foto di GIANFRANCO DE PAOLI: "Passeggiata in bici al Capo"
11) Foto di MARIA RIOJA: "Cardini di Porta Carini"
12) Foto di MIKELA ALBA: "Balcone barocco"
13) Foto di NUCCIO LA MANTIA: "Gruppo al Capo"
14) Foto di RAFFAELLA CATALANO: "Al Capo del telefono"
15) Foto di VINCENZA GRECO: "Tre a Porta Carini"
16) Foto di NICOLO' SCORDATO: "Passeggiando e posteggiando per il Capo"
17) Foto di ANGELA AMOROSO: "La quiete dopo l'abbanniata"
18) Foto di ROSABIANCA SANCES: "Ritorno al Seracaldio"
19) Foto di SARA FIUMERODO: "Sera...in un vicolo del Capo"
20) Foto di Giulia Salerno: "Un podio...per il Capo"
21) Foto di DANIELA SERU: "Trasparenze al Capo..."
















martedì 2 luglio 2013

PASSEGGIANDO UNA SERA D'ESTATE PER IL CAPO

La nuova passeggiata del gruppo "Palermo Nascosta" si è svolta per le stradine del quartiere Capo. L'antichissimo mercato popolare ha origini che si perdono nella notte dei tempi. Abitato già nel decimo secolo dagli Schiavoni, un gruppo di pirati che vi si insediarono, fu poi sede di arabi nel periodo normanno, e così via. Sono stati ricordati, all'inizio dell'itinerario, alcuni personaggi più o meno famosi, che hanno vissuto in questo quartiere. Tra questi, il mastro gelatiere Procopio dei Coltelli, che fu il primo ad aprire una sorbetteria a Parigi, alla fine del'600, divenendo un beniamino del Re Sole. O il poeta dialettale Pietro Fudduni, nonchè il povero Sebastiano Camarrone, una delle 13 vittime fucilate dopo la rivolta della Gancia del 1860 (c'è una lapide che lo ricorda). Così come il pittore Gaspare Serenario, il cui palazzo è di fronte alla salita della Mercede, e per finire Ciccio Ingrassia, che ebbe natali in queste stradine.
Il percorso ha avuto inizio da Porta Carini, il cui aspetto è quello di fine'700, mentre la vera porta era più addentrata nel quartiere e aveva origini trecentesche. Era stata fatta costruire e poi intestata a Ubertino La Grua, signore di Carini e chiamata quindi così per questo motivo. Da lì partiva anche l'antichissimo sentiero che collegava Palermo a Carini.
La seconda tappa è stata la chiesa dell'Immacolata Concezione, esempio di barocco dai toni forti e spettacolari. Ha una storia singolare legata all'eredità di una nobildonna, Laura Barbera del casato dei Ventimiglia, che rimasta, a metà del'500, vedova e senza figli, elargì alle suore di un convento tutti i suoi averi con la condizione che alla sua morte costruissero una chiesa. Le suore esaudirono in parte il desiderio della nobildonna, facendo erigere una cappelluccia all'interno del monastero. Per vari motivi, anche per un certo malcontento popolare degli abitanti del luogo, venne riedificata una nuova splendida chiesa che oggi è quella che possiamo ammirare.
Sulla salita della chiesa della Mercede si è parlato di due argomenti, uno molto popolare e allegro, l'altro molto più serio e storico. Il primo riguarda l'avvistamento di qualche tempo fa, di una sorta di fantasma di una suora sul campanile della chiesa in questione e che ha suscitato una emozione popolare ai limiti dell'idolatria. Ma era solo, ahimè, un gioco di luci, che seppur affascinante, è rimasto tale. Il secondo argomento è quello relativo alla setta dei Beati Paoli, che nel Capo avevano la loro grotta di "rappresentanza", ovvero il presunto covo/tribunale rinvenuto anni fa nelle cavità sotterranee del rione. Ma ciò che ancora oggi si crede a riguardo di questa leggenda è in gran parte legato al famoso romanzo di Luigi Natoli, che descriveva i Beati Paoli come giustizieri mascherati pronti a combattere contro i potenti e i soprusi. Magari fosse stato così...
Da recenti studi, anche se non vi sono documenti ufficiali, pare che la setta sia stata, in realtà, il primo esempio di manovalanza armata al soldo di famiglie potenti che nella Palermo del primo'500, facevano il bello e il cattivo tempo, possedendo la maggior parte di immobili e terreni in città (sotto il nome di Opera Navarro) e celandosi dietro un presunto gruppo religioso che era poco più di una loggia massonica con scopi poco chiari anche all'imperatore di Spagna, Carlo V: la Confraternita Imperiale dei Sette Angeli. A tal proposito segnalo il librettino "Il segreto cinquecentesco dei Beati Paoli" di F.Paolo Catiglione (Sellerio ediz.). Si potrebbe quindi azzardare l'ipotesi che la setta e tutto ciò che ci fu attorno ad essa, sia stata l'antesignana del fenomeno chiamato poi mafia. Chissà...
Attraverso l'antichissimo vicolo degli Orfani (da dove si accede alla grotta famosa) si è giunti all'epilogo del percorso: piazza Beati Paoli, con la chiesa di S.Maruzza nel cui sotterraneo c'è questo antico e irrisolto mistero. Forse il più importante e affascinante della storia palermitana.
Di seguito, come sempre, le foto del percorso. Alla prossima!
Il raduno a Porta Carini

Una chiesa barocca nata da una eredità: l'Immacolata Concezione
La salita della Mercede
La chiesa di S.Maruzza da una insolita prospettiva