lunedì 24 dicembre 2012

L'INSEGNANTE INGLESE... O QUASI



Palermo non è solo monumenti, arte, storia, cultura e tradizioni: è anche personaggi minori, talvolta buffi e divertenti, che dai nostri ricordi ogni tanto riaffiorano e ci riportano indietro nel tempo. Ecco uno di questi. Buona lettura!
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Tra le tante persone che ci capita di incontrare nelle nostre vite, non mancano di certo gli insegnanti scolastici. Ce ne sono di bravi e meno bravi, professionalmente parlando, ma anche alcuni che ci lasciano un gran bel ricordo dal punto di vista umano, o al contrario, un ricordo talmente brutto, che se, finita la scuola e freschi di patente li avessimo incrociati mentre attraversavano la strada, li avremmo investiti.
Ce ne fu uno in particolare, che viene ricordato dai suoi alunni come una persona molto strana, difficilmente “classificabile”, a metà tra un bamboccione e un pazzo schizzofrenico. Era il prof.Mariani, insegnante di tecnologia di un istituto scientifico, negli anni ottanta. La scuola dove prestò servizio era in una zona del centro ricca di storia e di arte come poche. Tra il corso Vittorio Emanuele, non distante dalla Cattedrale, e la via Montevergini, un perimetro ricco di fascino, nei suoi punti più interni, con palazzi d’epoca rinascimentale, alle chiese del XV° e XVI° secolo, come quella dei Tre Re o S.Agata alla Guilla, il settecentesco Collegio del Giusino o il Monastero di Montevergini del quattrocento. Insomma una zona dall’elevato contenuto storico e un percorso immutato come qualche secolo fa. Parlando proprio di una piazzetta medievale dal fascino artistico indiscusso, il caro Mariani fece un autorevole commento : “E’ un luogo meraviglioso… C’è tanto spazio per posteggiare la macchina”. Meno male che non insegnava storia dell’arte.
Definito totalmente scadente nello spiegare in classe, al contrario il professore si dava arie da scienziato, con gli occhi sgranati e la barba nera e folta, che si accarezzava continuamente, e che, secondo lui, lo rendeva affascinante agli occhi delle donne. A volte i suoi alunni, per provare la sua inettitudine professionale, quando erano interrogati su un particolare argomento, divagavano in modo mirato, vedendo se il professore se ne accorgeva… Ma ciò non accadde mai.
Insomma, era uno di quegli insegnanti che viene preso di mira da mezzo istituto come uno a cui poter ridere dietro le spalle. Il suo abbigliamento era pure in linea col personaggio : d’inverno era quasi sempre vestito con montgomery blu notte con cappuccio, jeans e mocassini. Nei mesi più caldi invece, indossava quasi sempre una maglietta bianca o celeste molto semplice, modello “mercatino rionale” (con peluria dei pettorali che fuoriusciva dal girocollo), pantaloni blu classici e sandali aperti. Con andatura dinoccolata, percorreva spesso i lunghi corridoi della scuola gesticolando e parlando da solo. La sua più incredibile prerogativa era però quella di urlare o di arrabbiarsi con gli alunni, quando fosse necessario, con un accento, chissà perché, di un emigrato italiano in Inghilterra ! Infatti più di una volta si potè udire : “Basta! Debbo fare leccioney !” Oppure, una volta, infastidito dal collega dell’ora precedente che si attardava in classe, mentre lui era all’uscio che aspettava di entrare, esclamò : “Ho avuto il tempo di fumarey un’intera sigareccia !” E oltre alla cadenza, quando imprecava in tal modo, dalla bocca gli uscivano pure gocce di saliva che piovevano indisturbate sui malcapitati seduti a primo banco.
Oltre a questo, in classe fumava come un turco, e quando qualcuno iniziò a lamentarsi e gli fece notare che il fumo dava fastidio, non disse nulla, ma visibilmente scocciato, sgranò gli occhi e spense la sigaretta… per poi accenderne un’altra subito dopo.
O anche un’altra volta, entrando in classe, irato per chissà quale accadimento, sbattè violentemente la borsa sulla cattedra, e poi disse in modo pacato e dialettale, stavolta senza inflessioni d’oltremanica : “Minchia, si rumpìu a fibbia rà borsa…”
Anche tra i colleghi, non è che fosse proprio una popolarità. Infatti, durante conversazioni su argomenti politici, ad alcuni insegnanti aveva rivelato di avere la tessera del partito Socialista, ad altri aveva detto di avere simpatie per l’allora M.S.I, o ancora aveva messo in guardia un collega novizio, indicandogli, da comunista puro (!), un ragazzo di simpatie fasciste in una classe. Insomma, chissà cosa segnava sulla scheda elettorale quando si recava a votare…
Era rigido, severo, ma la sua poca tolleranza era talmente risibile, che veniva quasi compatito quando assumeva atteggiamenti duri, o quando invece di dedicarsi alla spiegazione di cose inerenti alla sua materia, si metteva a raccontare fatti suoi privati che poco interessavano agli alunni, come ad esempio un giorno che spiegò per un’ora il suo problema di emorroidi, o decantò, invece di fare lezione, il suo piatto preferito : il “brasato al barolo”.
Una cosa, però, lo rese diverso, in positivo, per un certo periodo : il corteggiamento alla professoressa “bona” dell’istituto. Quando nei corridoi, tra una lezione e l’altra, si metteva a seguire la bella insegnante, tubando come un piccione innamorato, era più umano e si rendeva quasi simpatico agli occhi degli alunni, che al 99 per cento, lo detestavano. “Hai capito il professore?”
Poi entrava in classe con i “cuoricini” al posto delle pupille, ed era il momento di approfittarne, per gli alunni, perché in quelle giornate di “corteggiamento” potevano prendere un bel voto, in una interrogazione, parlando non della materia in causa, ma semplicemente del tempo o delle medicine che servono per curare l’influenza. Mariani non se ne accorgeva nemmeno ed elargiva voti positivi.
Morale della favola : il professore sposò la collega, con grande stupore e un pizzico d’invidia dell’intera scuola. Tanti anni dopo, un giorno, si sentì male e lo trovarono a terra presso il Giardino Inglese, colto da infarto. Ma sopravvisse, anche perché a casa aveva una “bona” ragione per non morire…

lunedì 17 dicembre 2012

UNA SERATA TRA SPLENDORE E VERGOGNA... E POI "RIAPRITELI!"

L'ultima passeggiata del 14 Dicembre, "Dallo Splendore alla Vergogna", effettuata in serale, si è svolta in tre sole tappe, brevi e intense, che servivano più che a altro a radunare i componenti del gruppo "Palermo Nascosta-Facebook" per scambiare di presenza gli auguri natalizi. E così è stato. Numerosissimi come ormai è lecito attendersi ad ogni nuovo percorso, i cinquanta e più infreddoliti partecipanti hanno fatto raduno davanti al teatro Massimo (definito lo "Splendore") e da lì si sono spostati in altri due centralissimi e noti luoghi palermitani: i Quattro Canti e poi piazza Pretoria (definita la "Vergogna", per il nomignolo che porta da secoli). Al teatro si è parlato del quartiere di S.Giuliano, che fu letteralmente sventrato per dar vita allo spazio che avrebbe accolto la poderosa costruzione, dei due conventi che c'erano (S.Giuliano e quello delle Stimmate), e delle suore che giocavano a farsi dispetti a suon di campane, per la "gioia" dei cittadini palermitani, che ogni qualvolta venivano disturbati dall'incessante rumore, solevano ripetere: "Sono le suore che si sbattulìano le corna!" 
Anche porta Maqueda fu distrutta (più o meno era all'incrocio di via Maqueda con via Cavour) portando via, con le sue macerie, memorie dei combattimenti tra garibaldini e borbonici del maggio 1860.
Ai Quattro Canti (ma sarebbe più corretto dire a piazza Vigliena), si è discusso della costruzione della ottagonale piazza nei primissimi anni del'600, nonchè della nuova importante arteria stradale, la via Maqueda, che venne a tagliare in due l'antico assetto della città. E anche dei palazzi nobiliari che fanno da contorno a questa importante piazza.
A piazza Pretoria, oltre a ripercorrere la storia del palazzo delle Aquile, della imponente fontana e del suo trasporto in pezzi da assemblare dalla Toscana a Palermo, e delle altre costruzioni attorno, si è narrato un aneddoto del'700, di una festa da ballo finita in semi-rissa, nonchè di aspetti particolari del luogo.
Alla fine del percorso, fatti gli auguri di rito, si è lanciata una iniziativa. Da Gennaio in poi, provare a sensibilizzare le istituzioni comunali e la stampa, per far riaprire e rendere fruibili dai cittadini, luoghi artistici che sono chiusi 364 giorni all'anno. L'iniziativa, che si spera potrà interessare tanta gente, si chiamerà semplicemente "RIAPRITELI!" e sarà caratterizzata da un breve presidio di persone davanti ai portoni dei siti chiusi, per coinvolgere chi vorrà farne parte. I luoghi da far riaprire verranno scelti di volta in volta, grazie anche (se vorrete) alle vostre segnalazioni.
Speriamo bene... Alla prossima
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PS. Come al solito, per le foto del percorso "Dallo Splendore alla Vergogna", vi rimando alla pag.facebook del gruppo

martedì 11 dicembre 2012

UNA PIAZZETTA PER DUE

Lunedì 10 Dicembre, alle ore 16, si è svolta la cerimonia di scopertura della lapide che intitolerà, da ora in poi, un tratto della via Venezia, a Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Era una notizia nell'aria già dall'inizio di quest'anno e ieri c'è stata la consacrazione definitiva. Presenti alcuni familiari dei due attori scomparsi, un manipolo di fotografi e giornalisti, nonchè autorità istituzionali e parecchia gente, la piccola cerimonia ha avuto il suo clou nella presenza di Giampiero Ingrassia, attore e figlio di Ciccio, di Maria Letizia e Stefania Benenato, rispettivamente figlia e sorella di Franco Franchi. Per chi non lo sapesse, il vero cognome di Franco era, appunto, Benenato. Sorridenti ed emozionati, i familiari hanno dato la loro testimonianza personale al momento della scopertura della piccola lapide che reca su "Piazzetta Franco Franchi e Ciccio Ingrassia". Per prima ha preso la parola Maria Letizia, dicendo di essere emozionata per l'evento e che Palermo "doveva" dare qualcosa a suo padre, per tutto quello che lui ha dato alla città. Giampiero Ingrassia invece si è soffermato su un aspetto molto bello, proiettandosi nel futuro. "E' bello immaginare - ha detto Ingrassia - che tra 50 o più anni, ci saranno persone che potranno darsi appuntamento a piazzetta Franchi e Ingrassia". 
Simpatica e verace, Stefania (detta sin da piccola "Fana"), sorella di Franco, ha invece narrato alcuni aneddoti dell'infanzia del fratello, che proprio in questo luogo ed altri della città, come piazza Verdi o piazza Politeama, soleva esibirsi per racimolare qualche soldino e così combattere la fame e la miseria del dopoguerra. "Nostro padre - rivela Stefania - non era d'accordo che Franco si esibisse per strada, e più di una volta, al suo ritorno a casa, c'erano delle liti tra loro due. Una volta addirittura Franco, dopo l'ennesimo diverbio con papà, sparì e tornò a casa dopo due o tre giorni. Ma la sua strada era quella". 
Non rinnegando mai le loro umili origini, Franco e Ciccio sono rimasti personaggi semplici anche nei ricordi familiari dei loro parenti. I figli narrano infatti che i loro celebri genitori erano, in casa, dei padri seri e attenti, e nonostante avessero voglia di divertirsi sempre, non facevano mancare rimproveri e un pizzico di severità. D'altronde era giusto così.
Chiudo questo piccolo post in omaggio ai nostri due illustri concittadini, con una piccola nota polemica: chi ha detto che il duo di cabarettisti "Toti e Totino" sono gli eredi di Franco e Ciccio? Con tutto il rispetto, l'unica cosa che li accomuna ai due attori scomparsi è l'altezza, uno più piccolo, l'altro più alto. Per il resto (ma è una mia personalissima considerazione), ritengo che difficilmente ci possano essere in giro degli eredi o presunti tali, ma se proprio li dobbiamo cercare, credo che siano, a dovuta ragione, Ficarra e Picone.

La lapide scoperta
Giampiero Ingrassia e Stefana Benenato, sorella di F.Franchi
L'abbraccio tra G.Ingrassia e M.Letizia Benenato, figlia di Franco
Giampiero Ingrassia e Maria Letizia Benenato, eredi dei due attori




martedì 4 dicembre 2012

UNA CHIESA SOTTO SEQUESTRO

E' proprio di questi giorni la notizia, diffusa dai giornali e dai tg locali, del sequestro, da parte delle autorità municipali, della chiesa di S.Maria della Pinta, conosciuta anche come Madonna dell'Itria. Il sito artistico che ospita, tra gli altri tesori, stucchi del Serpotta, è solo l'ultimo di quei brutti esempi di scempio che stanno violentando i gioielli d'arte palermitana. Abbandonato ai vandali, questo luogo è stato oggetto di furti e danneggiamenti continui. L'anno scorso sembrava che stesse per iniziare un restauro (e le foto di seguito si riferiscono proprio a quel periodo), ma invece tutto cadde nuovamente nell'oblìo. Io stesso notai, passandoci davanti, che c'erano degli operai che vi lavoravano dentro. Stavano rifacendo un impianto elettrico e chiesi di poter entrare a scattare qualche foto. Mi fu concesso.
Credo che si possa notare, dalle successive istantanee, cosa poteva e potrebbe essere questa chiesetta, che si trova a due passi dal monumentale complesso di S.Giovanni degli Eremiti, e alle spalle dell'Oratorio di S.Mercurio.
L'iniziale nucleo della chiesa venne demolito per la costruzione della porta di Castro e si definì l'assetto della piazzetta. Successivamente, nel 1670, la chiesa venne riedificata e battezzata S.Maria della Pinta, per una antichissima chiesa bizantina che era così chiamata e che si trovava nei pressi del palazzo reale. I confranti dell'antica chiesa ebbero l'uso di questa nuova e la chiamarono in tal modo.
Contenente, come si è già detto, stucchi del Serpotta, la chiesetta aveva anche, al suo interno, delle tele del'500. E' inutile continuare a soffermarsi, tuttavia, sugli splendori architettonici barocchi del luogo, dato lo stato in cui versa. Da questo blog, se possibile, denunceremo sempre ciò che non va nei nostri monumenti. Lo abbiamo fatto in passato, lo continueremo a fare...







martedì 27 novembre 2012

UNA DOMENICA MATTINA TRA NOBILTA' E DECADENZA

Domenica 25 Novembre ha avuto luogo il percorso dal titolo "Tra nobiltà e decadenza". Circondati da un meraviglioso sole abbagliante (e caldo), i numerosissimi  partecipanti hanno fatto un itinerario che era un ideale seguito del precedente, avvento a ottobre, "Tra medioevo e rinascimento". Partito da piazza Bologna (vedi post "...E non Bologni"), il gruppo, dopo aver discusso del nome della piazza rinascimentale, ha poi dibattuto sull'importanza del luogo, che attraverso i secoli, va dal'500 sino al periodo fascista. E  alle costruzioni in esso presenti, come il palazzo Villafranca o il palazzo delle Favare.
Il ritrovo del gruppo a piazza Bologna

L'itinerario si è poi "internato", dapprima con tappa nella piazzetta Speciale, di fronte al sontuoso palazzo Raffadali, per parlare di aneddoti legati a figure di pretori palermitani famosi, come appunto lo Speciale o il Lanza (un pretore tristemente famoso perchè a metà del'500 uccise la figlia, la baronessa di Carini).
Piazzetta Speciale e palazzo Raffadali

Successiva tappa a piazza S.Chiara, là dove sorge la grande chiesa fatta costruire dai Chiaramonte già nel'300. Un suggestivo angolo è anche la piazzetta delle Sette Fate, il cui nome si è prestato, dalle ricerche fatte in proposito, a diverse interpretazioni, tutte più o meno fantasiose (o altro)...
Piazzetta delle Sette Fate
Il palazzo del Conte Federico, da quasi un millennio, ha sede a metà circa della via Biscottari. Uno dei palazzi nobiliari meglio tenuti del centro storico, dove la storia è viva nei suoi arredi e nel suo fascino, come può testimoniare chi ha avuto l'opportunità di visitarlo (vedi post "UNA VISITA AL CONTE").
La sontuosità del trecentesco palazzo Sclafani, fatto costruire dai Chiaramonte nel'300, e le storie ad esso legate, sono state il perno della successiva "fermata".
Palazzo Sclafani e arco dei Biscottari

E poi il gruppo si è addentrato in una zona di strade e stradine, che poi non è altro che la "punta" estrema del quartiere Albergheria. Dalla salita delle balate, dove si è parlato di aspetti legati alle figure di poliziotti particolari del passato, i quali si costruirono pure la loro chiesetta (vedi post "LA CHIESA DEGLI SBIRRI"), e di uno di essi in particolare, reso celebre dalle pagine di un famoso romanzo nostrano (vedi "LO SBIRRO NEL POZZO").
Salita delle Balate
Una zona in antichità ricca d'acqua (il nome "Albergheria" deriva probabilmente da Al Bakar, cioè "luogo bagnato dalle acque") e ricca, tutt'ora di fascino, anche se molto popolare. Ma non per questo meno dignitosa di altre. La tappa finale del percorso è stata al bastione di palazzo reale, per chi non era presente è quello che dà su via L.Cadorna. Un luogo che nel 1860 fu anche immortalato da un fotografo francese, Gustave Le Gray, che ci diede testimonianza affascinante di com'era.
Bastione di piazza Vittoria, su via Cadorna
Via Cadorna (com'è oggi...)
La via Cadorna del 1860 (foto di G.Le Gray)


lunedì 12 novembre 2012

UN SINGOLARE POETA DEL'600

Ho trovato su un sito questo interessante articolo sul poeta palermitano Petru Fudduni, un personaggio singolare dei tempi antichi...
Poeta palermitano arguto e salace, di notevole rinomanza popolare, Petru Fudduni (o Pietro Fullone che sia) visse nel XVII secolo, svolgendo l’umile mestiere di tagliapietre (o meglio: di intagliatore di pietre), nel quale eccelse. Fu anche, per qualche tempo, marinaio in una nave regia. La pietra si attaglia alla fierezza del suo temperamento ed egli stesso ne fece qua e là riferimento, peraltro esplicitamente cantandola in una poesia che comincia «O petra disprizzata». Del resto, quale nome più idoneo di quello di «Pietro» per un intagliatore litico? La perizia nel suo abituale lavoro non gli consentì una vita agiata, ma la povertà non lese mai la sua dignità né depotenziò la sua ironia e il suo esprit moqueur. Della sua vita si conosce poco e quel che si conosce è in parte impreciso o incerto, tanto da prestarsi a varietà di interpretazioni. Resta ignota, ad esempio, la data di nascita (si suppone nel 1600 o nei primissimi anni del secolo) e, in quanto alla famiglia di provenienza, si hanno contrastanti notizie: forse era figlio d’ignoti o, più credibilmente, il terzo di sette figli sopravvissuti (di una prole di nove) di un tal Alfio Fullone, catanese, e della palermitana Ninfa Tuzzolino. Della sua morte si conosce invece l’esatta data: il 22 marzo del 1670 e il luogo in cui fu sepolto: la chiesa di Santa Maria dell’Itria. Se ne ignorano le fattezze. La sua esistenza è stata attraversata (se ne trovano riscontri nelle sue opere) da due rilevanti avvenimenti nella storia della città e dell’isola. Il primo riguarda la grave pestilenza che insorse nel 1624, anno in cui furono rinvenute, sul Monte Pellegrino, le ossa di una santa vergine, Rosalia, che indusse i palermitani a considerare dovuta a sua intercessione la cessazione del morbo nel corso del 1625. Durante tale epidemia morì una sorella del poeta: Cristina. 
Il secondo avvenimento riguarda la rivolta popolare palermitana del 1647, guidata da un «Masaniello» locale: il battiloro Giuseppe D’Alesi.
Il suo cognome pare piuttosto un soprannome: «Fudduni», da “foddi”, letteralmente «gran folle», espressione da intendere come riferita piuttosto a persona bizzarra, stravagante, che non, in senso letterale, pazza. E dato che stravagante e bizzarro fu davvero il personaggio, se ne possono cavare alcune considerazioni: se «Fudduni» fosse cognome, sarebbe la migliore illustrazione del nomen omen dei latini; se fosse soprannome, non potrebbe che derivare dalla personalità del soggetto, dal suo modus essendi, nel qual caso risulterebbe ignoto anche il vero nome, assieme alle origini e alla data di nascita. Egli stesso si presenta così: Iu su’ lu Petru chiamatu Fudduni; […] fudduni nun è foddi né minnali.
Tali asserzioni non sciolgono l’enigma: se da un lato egli dice di essere quel Pietro «chiamato» Fudduni (il verbo lascerebbe pensare al nomignolo), dall’altro soggiunge che «fudduni» non va inteso né come «folle» né come «stupido», il che lascerebbe supporre che quello fosse realmente il suo cognome ma non rispecchiasse appieno la sua personalità. Altra ipotesi è che egli si chiamasse «Fullone» e che il popolino, a principiare da lui stesso, avesse tradotto semplicemente in dialetto, secondo consuetudine. Ma c’è chi sostiene il contrario, cioè che egli fosse stato appellato «Fullone» quando era stato chiamato a far parte, come poeta, di alcune accademie (in particolare quella dei Riaccesi) e che sarebbero stati gli stessi accademici a tradurre dalla parlata siciliana quel cognome (o soprannome che fosse), quasi a volerlo nobilitare.
Su di lui circola una ricca aneddotica, riguardante in particolare la sua eccentricità e la sua sagacia. È da supporre che qualcuna di queste storielle sia frutto di fantasia popolare, quale, ad esempio, la seguente, intesa a sottolineare la sua – in realtà, formidabile – memoria: qualcuno gli avrebbe domandato quale fosse «lu megghi muccuni d’u munnu» (il miglior boccone del mondo) ed egli avrebbe risposto: «l’ovu» (l’uovo). E dopo un anno, gli avrebbero chiesto: «Fattu cu chi?» (Fatto con che?) ed egli avrebbe risposto prontamente: «c’u sali» (col sale).

giovedì 1 novembre 2012

UN ANNO IN GIRO PER PALERMO...


E' proprio così... E' trascorso già quasi un anno da quando il gruppo Palermo Nascosta-Facebook ha intrapreso quello che si può ben definire un viaggio alla scoperta della città, che poi per qualcuno era ancora "nascosta". Infatti lo spirito e lo scopo delle passeggiate storiche è sempre stato, fin dall'inizio, quello di provare ad andare al di là della pagina di storia o di arte saputa e risaputa, e tentare di riscoprire momenti del passato e luoghi inediti o poco noti a tanti palermitani stessi. Cliccando sui link di colore arancio potete andare a rileggere i resoconti delle varie passeggiate menzionate
Questa sorta di "viaggio" iniziò con un percorso che allora fu definito esperimento : un itinerario garibaldino imperniato sulle giornate dei combattimenti tra il 27 Maggio e il 2 Giugno 1860 (vedi post SULLE TRACCE DI GARIBALDI). 
"Sulle tracce di Garibaldi" [4 Dicembre 2011]
Sperimentale quanto mai, la passeggiata fu apprezzata per i vari reperti (foto d'epoca e documenti) mostrati nel corso delle varie tappe. Ma era pur sempre un esperimento, una sorta di puntata "Zero", che servì a verificare se era il caso di farne altre o lasciar perdere. Si decise di proseguire, vista anche la partecipazione curiosa e attenta di tanta gente, facendo un mese dopo la seconda passeggiata : TRA ESOTERISMO,STREGHE E INQUISIZIONE, un percorso ideale tra '600 e '700, da Cagliostro alle famose esecuzioni tra Quattro Canti, Sant'Erasmo e Piazza Marina, nonchè un mini viaggio all'interno del fenomeno dell'Inquisizione, sia a livello politico-religioso, sia a livello fisico, con le sue terribili e macabre torture, la cui descrizione, se ricordo bene, suscitò qualche disappunto nei partecipanti...
"Tra Esoterismo, Streghe e Inquisizione" [22 Gennaio 2012]
Poi fu la volta di un itinerario quanto mai affascinante e molto richiesto, sulla leggenda più importante della nostra storia popolare, ovvero la setta dei Beati Paoli. Argomento quanto mai misterioso e controverso, è stato protagonista, assieme ad altri aspetti dell'epoca, nel percorso I SEGRETI DEL'500.
La discussione sulla setta fu valutata in base ai più recenti studi storico-popolari e non riguardo al romanzo di L.Natoli che seppur bello, non è per niente vicino alla realtà, nè da un punto di vista storico (è ambientato tra la fine del 17° secolo e l'inizio del 18°), nè da un punto di vista sociale, in quanto i Beati Paoli, visti in quelle pagine come novelli Zorro o Robin Hood pronti a battersi di notte in difesa dei poveri, pare che in realtà fossero l'esatto opposto, cioè poco più di una banda di sicari in maschera e al soldo delle famiglie potenti del'500. 
Insomma, forse l'origine della criminalità organizzata. Ma fermiamoci qui perchè, come ho già detto, non ci sono documenti che attestino ciò o il contrario di ciò... 
"I segreti del'500" [18 Marzo 2012]
Poi fu la volta di un itinerario alla (ri)scoperta di quello che è forse il più famoso dei nostri mercati popolari, la Vucciria, o quel poco che rimane di esso. Il percorso, denominato FACCIAMO VUCCIRIA, si snodò tra le antiche viuzze del quartiere, affascinanti ma degradati palazzi storici, dal medioevo al'900, e i personaggi ad esso legati, da Franco Franchi al cardinale Giulio Mazzarino, da Pino Caruso al vicerè Caracciolo. La passeggiata creò un vero e proprio dibattito tra i partecipanti, nei giorni successivi, riguardo al degrado della zona e agli interventi fatti o meno, a tale proposito. Fu un momento molto bello e interessante per il dialogo tra tante persone...
"Facciamo Vucciria" [15 Aprile 2012]
Maggio del 2012 vide una sorta di remake della prima passeggiata, cioè quella garibaldina, con le dovute varianti. Il titolo del percorso era DALLA GANCIA ALLE BARRICATE, e la cosa singolare fu la rivisitazione totale della giornata del 27 Maggio 1860, fatta esattamente 152 anni dopo, e che per puro caso cadde anch'essa di domenica. Il tutto con l'aggiunta, all'inizio dell'itinerario, della rivolta della Gancia, rivissuta nei luoghi stessi dove si svolse, quasi a sentire ancora le schioppettate e il suono della campana della chiesa.
"Dalla Gancia alle barricate" [27 Maggio 2012]
Di seguito un esperimento di passeggiata notturna, NOTTE DI MEZZA ESTATE. A sfidare il caldo torrido di quella sera, un manipolo di partecipanti attenti e curiosi, che si lasciarono affascinare dalle storie e dagli aneddoti, divertenti e non, legati alla zona tra piazza Marina e il Foro Italico, dalla leggenda della chiesa della Catena, a personaggi come Frà Diego La Matina e Joe Petrosino, nonchè le origini di Porta Felice, le Mura delle Cattive e alcuni aneddoti sul festino di S.Rosalia. 
"Notte di mezza estate" [8 Luglio 2012]
Sull'ultima passeggiata, di qualche giorno fa, vi rimando al rispettivo post, TRA MEDIOEVO E RINASCIMENTO... 
In attesa delle future passeggiate, che speriamo siano sempre interessanti e stimolanti, grazie ancora a tutti voi... Alla prossima!

martedì 23 ottobre 2012

UNA DOMENICA MATTINA TRA MEDIOEVO E RINASCIMENTO

Si è svolta domenica 21 Ottobre la nuova "passeggiata storica" del gruppo Palermo Nascosta, che ha visto protagonisti due secoli di storia e arte palermitana : dal 1200 al 1400. Il percorso è iniziato da uno dei simboli del'200 : la chiesa di S.Francesco d'Assisi, costruita nella metà del XIII° secolo dai monaci francescani, arrivati in Sicilia più o meno nello stesso periodo di benedettini e domenicani. 
Poi è stata la volta di un episodio cruciale della storia siciliana, la rivolta dei Vespri, "rivissuta" nella piazza Croce dei Vespri, attorno al monumento che lì fu eretto per ricordare le vittime angioine e il sangue che fu versato in quei giorni d'inferno e di massacri. Su questa vicenda vi rimando a un post del passato : UNA FOSSA COMUNE. Parlando della situazione territoriale della Palermo di quei tempi, una tappa interessante è stata la chiesa di S.Antonio Abate in via Roma. Lì si è affrontato l'argomento del dislivello della strada (la discesa verso il mercato della Vucciria) a causa della presenza del mare in quel luogo, di due porte di città, la porta Patitelli, all'altezza dell'odierno Teatro Biondo, e di un'altra porta che doveva essere all'incrocio, più o meno, del corso Vittorio Emanuele con la via Roma. 
S.Antonio ha pure fornito altri due spunti di discussione : una chiesa del'300 in cui si celebrava il rito ortodosso per le sue caratteristiche bizantine, e la torre campanaria, dapprima più alta dell'attuale, che serviva come torre di guardia sul mare, e poi, nel'500, come torre da cui il suono della campana serviva a richiamare il popolo. Si è poi proseguito con un affascinante itinerario medioevale : la salita S.Antonino (che nel tratto prospicente via Maqueda prende poi il nome di salita Castellana), che all'epoca era una delle strade più lunghe e importanti della città, alla quale si accede dalla piazzetta Arezzo. 
Inserita già in un contesto arabo, la strada era un centro commerciale e giudiziario. Ricca di palazzi importanti, alcuni restaurati, altri in attesa di esserlo, la via presenta degli interessantissimi riferimenti all'arte trecentesca negli edifici medioevali di fronte al quattrocentesco palazzo Vatticani, nonchè alle due piazzette che in essa si trovano : la piazzetta del Parlatoio e la piazzetta delle Vergini. In quest'ultima il palazzo Castellana è stato oggetto di discussione grazie alle ricerche e all'intervento del giovane Fabrizio Giuffrè che ha anche parlato degli altri palazzi in questione che si incontravano strada facendo. 
L'itinerario ha avuto seguito nel prolungamento della stradina, ovvero nella via Celso, anticamente chiamata salita Santamarina per la presenza dell'omonimo palazzo trecentesco attualmente in restauro. Poi, più avanti il palazzo Gualbes e il palazzo Lanza, hanno fatto da cornice alla piazza del Gran Cancelliere, luogo di aneddoti e storia rinascimentale. Una deviazione sulla antichissima piazzetta della Canna ha dato modo di discutere dell'antica geografia del territorio palermitano, nonchè di palazzi, conventi ed altro che si trovavano là attorno. 
L'ultima tappa del percorso è stata la piazzetta che si trova in via S.Agata alla Guilla, con l'omonima chiesa e le sue leggende (lo sfregio del quadro della Vergine), nonchè culmine del tessuto viario medioevale previsto dal percorso.
Ringraziando tutti gli intervenuti e in particolare Federico Ferlito, come sempre ottimo e divertente relatore, ci auguriamo di rivederci quanto prima e vi lasciamo alla foto-story della passeggiata...
(Foto di Francesca Enea, Antonella Candura e Teresa Marciani)
Chiesa di S.Francesco d'Assisi
Il gruppo arriva a Piazza Croce dei Vespri


Piazza Croce dei Vespri, per ricordare i fatti del 1282
Chiesa di S.Antonio Abate in via Roma
S.Antonio Abate
Torre col campanile di S.Antonio Abate
Itinerario medioevale : la salita S.Antonino
Tracce di arte trecentesca-1
Tracce di arte trecentesca-2
Piazzetta delle Vergini, tra medioevo e periodo arabo
Il trecentesco palazzo Santamarina in via Celso

Piazza del gran Cancelliere (i tre relatori,Federico,Fabio,Fabrizio)
Piazzetta della Canna
S.Agata alla Guilla, che chiude il percorso

E per rivederla aperta? Beh... Alla prossima e grazie a tutti!

venerdì 19 ottobre 2012

LE VIE DEI TESORI 2012

Ho ritenuto opportuno fare un piccolo post per ricordare a tutti gli interessati che proprio ieri si è tenuta la presentazione della manifestazione artistico-culturale "Le Vie dei Tesori".
Come lo scorso anno, saranno aperti e quindi fruibili dal pubblico tanti siti che spesso non lo sono affatto. Lo scorso Ottobre del 2011 mi recai personalmente a vedere alcuni gioiellini come i graffiti dei prigionieri dell'Inquisizione a Palazzo Steri e l'Oratorio dei Falegnami. Così come sarà nuovamente visitabile l'interessantissima cripta delle Reepentite in via Divisi. In programma, in questa edizione 2012, anche visite guidate all'Archivio Storico e al Museo Pitrè.
Per gli appassionati di scienza si parte dal museo Gemmellaro, che nell’occasione inaugura la sua nuova ala dedicata ai fossili siciliani e alle ricostruzioni della Sicilia nella preistoria; si prosegue con il museo Doderlein di via Archirafi e ancora, il museo di Radiologia del Policlinico, uno dei pochi esistenti in Europa; il museo della Chimica.In viale delle Scienze saranno visitabili il museo storico dei Motori e dei Meccanismi, la collezione Basile-Ducrot e, per la prima volta, il museo di Mineralogia. Alla facolta’ di Giurisprudenza, solo sabato 10 e domenica 11 novembre, si potrà visitare la biblioteca ottocentesca del Circolo giuridico.
Vi segnalo infine, se volete un "assaggio" di ciò che potrete vedere, due post relativi alla scorsa edizione, ovvero sulla cripta di via Divisi (CRIPTA REEPENTITE) e sull'Oratorio dei Falegnami (TRA STUCCHI E MASSONERIA). Ma andate di persona e constatate coi vostri occhi... Ci vediamo lì...

giovedì 11 ottobre 2012

LA STRAGE DEL'60

Ci sono tante storie più o meno conosciute, tante vive nei ricordi dei testimoni, altre dimenticate. E' il caso di questo fattaccio accaduto durante gli scioperi del 1960. Ma vediamo cosa portò a quegli eventi : Il 1960 fu un anno importante per l’Italia imprenditoriale (era il periodo del cosiddetto boom economico), ma anche l’inizio della crisi politica e sociale del nostro paese. Agli operai, infatti, non era consentito rivendicare i propri diritti attraverso uno Statuto dei Lavoratori. Dal 1955 al 1960 si susseguirono cinque governi, che destabilizzarono l’Italia anziché darle equilibrio e forza.Ci furono manifestazioni in tutta Italia, e a Reggio Emilia ci scapparono dei morti negli scontri tra polizia e manifestanti. Ho trovato sul sito internet "Il portale del sud", l'articolo che segue e lo riporto qui di seguito.
Questa è una piccola informazione "storica" si riferisce alle rivolte operaie del 1960 che non si svolsero solo a Reggio Emilia ma anche a Palermo. L'8 luglio 1960 a Palermo, il centro è presidiato fin dalle prime ore del mattino dalla Celere per disturbare lo sciopero generale proclamato dalla Cgil per i fatti di Reggio Emilia.
Come riportano le cronache del tempo (vedi il giornale L'Ora) il corteo operaio viene scortato a vista da uno schieramento di polizia degno dell'antiterrorismo.
Improvvisamente iniziano le cariche. La celere assale brutalmente la folla del corteo con le loro jeep spinte a velocità.
I dimostranti si difendono lanciando sassi, bastoni e quant'altro trovano ma, come nell'Intifada palestinese, certamente non hanno armi tipo fucili, pistole o mitragliette. In breve la zona tra piazza Verdi e piazza Politeama si trasforma in un campo di battaglia. Viene eretta una barricata al centro della strada ma a questo punto i celerini cominciano a sparare sulla folla.
Il primo a essere colpito è Giuseppe Malleo di 16 anni che viene raggiunto al torace da una pallottola di moschetto e subito dopo  Andrea Cangitano di 14 anni, ucciso a colpi di mitra e Francesco Vella operaio di 42 anni.
La quarta vittima è Rosa La Barbera una donna di 53 anni raggiunta da uno dei tanti colpi sparati all'impazzata dalla polizia mentre si apprestava a chiudere la finestra di casa.
Altre  36 persone riportano ferite da arma da fuoco, 370 dimostranti vengono fermati e 71 di essi arrestati.
Seguono  tre diversi procedimenti penali, il più importante dei quali è quello di Palermo che ha inizio il 16 ottobre 1960.
Dopo appena 12 giorni di dibattimento (un processo contro uno pseudo politico in media dura 10-15 anni, giusto il tempo per andare in prescrizione) tutti i 53 imputati vengono condannati a pene che vanno fino a 6 anni e 8 mesi di reclusione.
I celerini che hanno sparato e ucciso non solo non vengono incriminati ma non vengono neanche chiamati a deporre in aula come testimoni d'accusa.
Una lapide che ricorda l'accaduto è posta in via Maqueda all'angolo con via Celso.
I funerali delle quattro vittime a Palermo

martedì 2 ottobre 2012

UN ITINERARIO IN PERIFERIA : CRUILLAS

Domenica 30 Settembre si è svolto un percorso all'interno (e non solo) del quartiere di Cruillas, preceduto da un convegno di presentazione, il giorno prima. La zona deve il suo nome al nobile catalano che per primo impiantò qui un insediamento di abitazioni. L'itinerario, ben coordinato dal giovanissimo Fabrizio Giuffrè, che è stato supportato anche da cartelloni con foto scattate da lui stesso, inerenti ai luoghi del percorso, ha avuto inizio nella chiesa del Santuario di Cruillas, con una presentazione del percorso e la descrizione del luogo, nonchè della chiesa, di recente restaurata.
La seconda tappa, molto interessante, si è svolta nella cappella della Concezione nel baglio Cruillas, a cui si accede attraverso un antico Arco, aperta per la prima volta nella storia al pubblico dopo essere stata risistemata dallo stesso Giuffrè e dai confratelli del santuario.
Cappella della Concezione
La seconda tappa, ciò che rimane (purtroppo) della settecentesca villa del Duca di Castrofilippo. Praticamente un rudere, la villa consta oggi soltanto di un'antica scalinata (nella foto sotto è la parte destra), anch'essa malridotta, un paio di archi d'ingresso e nient'altro. Poco o niente si è fatto per renderla almeno fruibile dai visitatori e ciò che si osserva appare pericolante. Un monito a chi si deve occupare dei nostri beni culturali...
Villa Castrofilippo
La terza tappa, finalmente, dava l'opportunità di osservare una villa ben messa, anche perchè tutt'ora abitata dalla famiglia che ereditò l'antica costruzione : villa Anello, in un insospettabile traversina privata del viale Michelangelo. La villa, a cui si è potuto accedere grazie alla cortesia della famiglia Anello, è molto affascinante e abbastanza curata, con un bel giardino attorno, dà un'idea di ciò che doveva essere l'atmosfera del passato in queste abitazioni di campagna...
Villa Anello
La quarta tappa, al contrario della precedente, dà invece un'idea dello sfacelo e dell'incuria dei nostri beni artistici. L'importante villa Arena Mortillaro, pericolante in alcune sue parti, ed alla quale si è potuto accedere solo dopo vari escamotage. L'imponente struttura di campagna appare oggi abbandonata a se stessa in una oasi non di pace e serenità, ma di malcontento e irriverenza nei confronti del patrimonio culturale palermitano (vedi anche post : UNA SANTIFICAZIONE MANCATA).
Villa Arena Mortillaro
L'ultima tappa, sicuramente la più suggestiva da un punto di vista naturalistico, è stata la visita alle grotte della Molara. Una riserva naturale ben organizzata dall'ente che la gestisce, con tanto di guide cortesi e preparate. Le grotte, sul monte Billiemi, conservano intatto il loro fascino preistorico. Si può accedere ad esse a piccoli gruppi, con tanto di caschetto con illuminazione. L'interno, impervio e un pò scivoloso, ha nelle enormi stalattiti che cadono dall'alto, il suo punto di forza e di suggestione.
L'ingresso alle grotte
L'interno delle grotte
In definitiva, un'esperienza domenicale da rifare sicuramente per valorizzare i beni artistici non solo del nostro centro storico, ma anche della nostra periferia. Peccato per il degrado e l'incuria di cui sopra, ma quello sembra un male cronico di difficile guarigione. Grazie agli organizzatori ed in particolare a Fabrizio, vera anima della manifestazione...