martedì 27 dicembre 2011

PASSEGGIANDO PER ANTICHE STRADE...

[PERCORSI] Tantissime strade e vicoli del centro storico, ma non solo, portano nomi che suscitano curiosità. Per rispondere a delle persone che mi hanno chiesto informazioni su un paio di esse, pubblico questo post dove ne ho scelto alcune che mi parevano più interessanti e magari spiritose, avvalendomi del "Dizionario delle strade" di C.Piola, pubblicato nel 1870...
RIONE ACQUASANTA : In questa zona c'era una fontana di acqua medicinale che veniva utilizzata nel curare alcuni malesseri, e perciò dalla popolazione vicina definita "acqua santa"
VIA AGALBATO (zona Monte di Pietà) : La stradina prende il nome da una proprietà privata, ma il suo antico nome, prima che ci abitassero gli Agalbato, era via dei Diavolazzi, pare perchè di notte fosse luogo di passaggio per i Beati Paoli, che incappucciati e tenebrosi, si recassero nella grotta del vicolo degli Orfani
SALITA DELLE BALATE (zona Ballarò) : Nel punto in cui scorreva anticamente il fiumicello Cannizzaro, c'era una salita formata da una quantità di lastre di selce, dette "balate" come storpiatura dialettale dal termine arabo Balats. Il nome della strada restò tale anche dopo la scomparsa del fiumicello...
VICOLO DEL CANCELLO (zona S.Cosmo/via M.Bonello) : In dialetto "canceddu" non significa cancello inteso come porta di ingresso a qualcosa, bensì guidatore di cavalli. C'era qui l'abitazione di qualche guidatore che diede il nome al vicolo...
VICOLO DELLA CASSETTA (zona Capo) : Era un vicoletto in cui abitavano alcuni portantini delle cosiddette "sedie volanti", ed alcune di queste erano adibite al trasporto dei morti, soprattutto se di età molto giovane, perciò chiamate "cassette"...
VICOLO DEL CETRIOLO : (zona piazza Fonderia/Cala) : Nel dialetto antico per "citrolu" si intendeva una persona stupida, se di grossa mole era denominato "citruluni". A quanto pare un abitante di questo vicolo restò talmente impresso nei vicini, da appellare la stradina in tal modo...
RIONE CIACULLI : Il nome di questa contrada di campagna deriva dal fatto che c'erano lì attorno diverse trazzere piene di sassolini, detti in antico dialetto, appunto, "ciaculli"...
RIONE FALSOMIELE : In questa contrada nel'500 furono impiantate fabbriche di miele estratto da canna da zucchero, abbondanti in quella zona. Ma siccome il miele ottenuto non era quello originale delle api, fu definito"falso mele", e ciò diede il nome alla contrada...
VIA FASTUCA (zona via M.Bonello/Cattedrale) : In questa stradina abitavano alcuni "fastucara", cioè coloro che lavoravano il pistacchio, ed erano abili a staccare il seme dal guscio. Erano fornitori di pasticcerie e laboratori di dolciumi...
VIA GIARDINACCIO (zona via Maqueda/via Divisi): C'era qui un grandissimo terreno che si estendeva fino alla zona dell'odierno corso dei Mille, dove c'erano dei punti paludosi che rendevano l'aria poco salubre per chi vi abitava attorno. Per questo motivo, questo luogo venne denominato "giardinaccio", in senso dispregiativo...
VIA GIOJAMIA (zona via M.Bonello) : In questa stradina c'era una famosa venditrice di frutta, che chiamava quasi tutti i clienti "gioia mia" con tono garbato e affettuoso. Il popolo dette per questo motivo il nome alla via
VICOLO DEL GRANATO ALL'ALBERGHERIA (zona Albergheria/Ballarò) : Il nome del vicolo deriva da un giardino di melograni molto ricco, che stava qui sino a metà dell'800... (n.d.r. piccolo omaggio a Federico)
SALITA ALLE MURA DELLA LUPA (zona Porta Felice) : Nella stradina vi erano magazzini delle Dogane che contenevano immense quantità di merci varie. I facchini che sudavano per riempirli, li definirono "Lupa" per sottolineare l'insaziabilità figurata nel contenere materiali
VICOLO DEL MUSICO (zona Cattedrale) : "Musico" è un vocabolo che in dialetto siciliano significava anticamente eunuco. Qui abitava un tale che per farlo divenire cantante lirico con voce di contralto, da piccolo fu barbaramente castrato (!)
CONTRADA PAGLIARELLI : Anticamente era una zona pressocchè deserta dove vi si costruirono delle piccole capanne a mò di abitazione per i contadini, e che in dialetto venivano intese come "pagghiara"
CONTRADA PASSO DI RIGANO : Si chiama così perchè anticamente c'era una zzoona di montagna in cui nascevano piante di origano, detto "rigano" in dialetto
VICOLO TERZANA' (zona Cala/Piazza Fonderia) : Vocabolo derivante dall'arabo Dar-al-sanac, che significa arsenale. Anticamente, presso la Cala c'era un arsenale militare che diede il nome alla stradina
PIAZZA UCCIARDONE (zona via E.Albanese) : Anticamente qui c'era un terreno adibito a pascolo per i buoi, e ricco di piante di cardi, in francese chiamati "chardon". Da qui la storpiatura dialettale "U ciarduni" ("Il cardo")
CORTILE ZIMMILLARI (zona Ballarò) : Dal vocabolo spagnolo "uzemila" che indica quelle sporte cariche di frutta e verdura che si mettono sulla groppa dei muli per trasportarle al mercato. In questo cortile alcune persone costruivano queste sporte intrecciando giunchi

Antico cortile in zona Panneria/Capo

martedì 20 dicembre 2011

IL NONNO CHE NON DORME...

[STORIE] Ho incontrato dopo tanti anni un mio conoscente che mi raccontò una storia agghiacciante riguardo a suo nonno... Me la sono fatta raccontare di nuovo e ve la riporto qui di seguito, e anche se non riguarda la città di Palermo nel senso più stretto del termine, è legata ad un palermitano che soffrì a Palermo per roba successa altrove e tanti anni prima... 
Il nonno Michele ebbe per tutta la sua vita incubi agghiaccianti, e non passava settimana o mese, che puntualmente questi incubi si riproponessero, lasciandolo insonne per settimane intere. A nulla gli valsero le cure di tanti medici, nemmeno sonniferi e sedativi di varia potenza riuscivano ad avere la meglio sulle sue atroci visioni notturne. Lo conoscevano bene, fino ad una ventina d'anni fa, i condomini del suo stabile, in zona via Principe di Villafranca, che spesso lo sentivano urlare, o lo vedevano uscire di casa alle ore più impensate della notte, per intraprendere passeggiate nervose, frenetiche e senza una mèta precisa. Lo conoscevano bene anche i negozianti del suo quartiere, che lo vedevano passeggiare schivo e taciturno, nei giorni delle sue "crisi", tra via Villafranca, via Agrigento, e villa Trabia, dove spesso andava a sedersi, immerso nei suoi pensieri... Ma come uomo, Michele era anche semplice e bonario nei periodi più tranquilli, che ogni tanto si alternavano a quelli bui...
Ma qual era stata la causa di tutto questo malessere ? Bisogna tornare indietro nel tempo, sino ai giorni della Grande Guerra... Nonno Michele prestava servizio in un reparto di fanteria, ed un giorno la sua compagnia catturò una spia austriaca. Il nemico era molto vicino, a poche centinaia di metri da dove si trovava Michele e gli altri soldati italiani, quindi avrebbero dovuto allontanarsi e svincolarsi da quel settore cercando di fare meno rumore possibile. La sorte della spia era già stata segnata : sarebbe stato fucilato. Ma arrivò un ordine assurdo dal comando... Dovevano "sbarazzarsi" della spia subito e senza fare il minimo rumore, perchè lo sparo avrebbe attirato i soldati austriaci che in pratica circondavano quella zona... Bisognava uccidere quell'uomo senza nemmeno correre il rischio di farlo urlare. A nulla valsero le proteste degli ufficiali stessi presso il comando... In fondo avrebbero potuto portarlo con sè come prigioniero e giustiziarlo in altra sede. Ma era troppo rischioso... 
Allora alcuni soldati, incaricati da un superiore, tirarono a sorte per chi avrebbe dovuto compiere quell'orrendo atto. Il legnetto più piccolo toccò proprio a Nonno Michele, che fu costretto ad uccidere la spia in modo atroce : mentre i suoi compagni lo tenevano stretto, con le mani serrate pure sulla bocca, ad evitare urli, Michele avrebbe dovuto infilzarlo alla gola con una baionetta... "Stonato" da una massiccia dose di alcool, Michele prese da chissà dove il coraggio e la freddezza brutale per compiere quel terribile gesto nel cuore della notte...
Nei giorni successivi fu ricoverato per sintomi di follia, e dopo qualche tempo rimandato a casa. E da lì iniziarono i suoi incubi notturni, le sue visioni, i suoi fantasmi... Gli occhi azzurri del soldato austriaco, così come lui stesso li descriveva, terrorizzati e nello stesso tempo imploranti pietà, gli apparivano quasi tutte le notti. Ed anche in punto di morte, Nonno Michele si ricordò di quel giovane e sventurato austriaco, mormorando in agonia, quelle parole che avevano segnato il dramma di tutta la sua tormentata esistenza : "Non volevo... Non volevo"
Immagini della Grande Guerra

sabato 10 dicembre 2011

LA MODA DI UNA VOLTA

[TESORI] Recentemente si è conclusa la mostra "AB ORIGINE-150 anni di Provincia attraverso gli abiti dei siciliani". La mostra, ospitata a palazzo S.Elia, ha avuto un buon successo di pubblico e di gradimento, tant'è vero che si è prolungata di un mese rispetto alla data prevista per la sua chiusura. Gli abiti e gli accessori esposti, abbracciavano un periodo dal 1700 al 1920 circa...
Non aggiungo altro perchè la moda non è un settore di mia competenza, perciò vi lascio ad osservare le foto di seguito, dicendo soltanto che a me è piaciuta molto per il fascino indubbio del costume e delle tradizioni stilistiche di un tempo. Perciò buona visione a chi non l'avesse vista...

PS. Dedicato alle donne che leggono il mio Blog, e in particolare a Rosalia, che era lontana da Palermo. Mi farebbe poi piacere che commentaste il post, anche a livello di gusti personali...




















(PS.Le foto sono state scattate da me)

lunedì 5 dicembre 2011

UNA DOMENICA MATTINA... SULLE TRACCE DI GARIBALDI

[PERCORSI] Domenica 4 Dicembre si è svolta la passeggiata storica dal titolo "Nei luoghi del Maggio/Giugno 1860", organizzata dal gruppo Facebook relativo a questo Blog. Il percorso, che ha avuto inizio alle 9.30 da Piazza Sette Angeli, si è poi svolto in luoghi di memoria garibaldina, come il giardino della Cattedrale, la Piazzetta delle Vittime, Via Porta di Castro, Ballarò, Via del Bosco, Piazza Rivoluzione, Vicolo dei Corrieri, la Fontana del Garraffo a Piazza Marina, la Piazza del Garraffo alla Vucciria, il Monastero di S.Caterina in corso Vitt.Emanuele, ed infine Piazza Pretoria e Piazza Bologni. La passeggiata, a cui hanno partecipato una trentina di persone, tutte molto attente ed interessate, ha toccato quei punti, che, a giudizio dell'organizzatore, recano tracce ancora "vive" di ciò che accadde 150 anni fa...
Fontana del Garraffo a Piazza Marina (Foto di Clara Puleo)

Un momento tra i più importanti è stato a Piazzetta delle Vittime, in cui si è letta una testimonianza indiretta ed inedita di chi, quel triste mattino, vide coi propri occhi ciò che accadde. La sig.ra Maria Rosa S., insegnante in pensione e affettuosa lettrice di questo Blog, mi ha mandato infatti, per e-mail, questa testimonianza relativa alla fucilazione di 9 palermitani inermi, motivo per cui la piazza prese da allora quel triste nome... (N.d.r. Vedi anche post PIAZZETTA DELLE VITTIME...27 Maggio 1860).
Ecco la mail, così come mi è arrivata :
"Mio nonno Maurizio, classe 1896, da piccoli ci raccontava che sua nonna abitava proprio nella piazzetta di S.Giovanni Decollato, che poi si chiamò delle Vittime. Mia sorella Franca, che ho dovuto interpellare per questo ricordo d’infanzia, è più grande di me e memorizzò meglio quanto segue…
La nonna di nonno Maurizio, che sarà nata intorno al 1835, e di nome Rosetta, gli raccontava che durante la mattina (n.d.r. del 27 Maggio 1860), impaurita dai combattimenti che si svolgevano furibondi nelle zone attorno,  si era rintanata con tutta la famigliola in una sorta di soffitta, con i bambini avvolti in coperte e infilati sotto un letto, mentre solo uno zio, che abitava con loro, si sporgeva ogni tanto a sbirciare fuori da un piccolo varco del tetto, nell'attesa che questo finimondo terminasse. Tremavano i vetri ad ogni fucilata o cannonata, ma dal suo punto d'osservazione si vedeva solo fumo, anche per via di tante case che si stavano incendiando in tutta la zona. Ad un tratto si sentì confusione proprio nella piazzetta di sotto, e lo zio osservò un viavai di soldati e altra gente comune. Ovviamente non capì quello che stava succedendo, ma notò che alcuni soldati guardavano in alto, di conseguenza tirò indietro la testa per paura di essere notato e rimase dentro, per poi riaffacciarsi piano piano… Tra il fumo lo zio potè notare che in angolo della piazzetta, che veniva definito “muntarozzo” (n.d.r. cioè leggermente rialzato), c’erano diverse persone a terra, ammucchiate lì. Il ricordo particolare è che uno di questi caduti aveva una specie di tremore nelle gambe. Era già morto e continuava a muoversi... Poi si seppe successivamente che quei corpi erano di persone che erano state fucilate dai soldati borbonici, ma non so dire se tra quelli c’erano dei conoscenti della nostra famiglia.
Questo è il ricordo di ciò che accadde quel giorno, così come da piccole ci raccontava il nonno.  
I ricordi dei suoi racconti, per noi bambine, si fermavano qui…”
Testimonianza cruda e toccante, ma necessaria...
Grazie di cuore alla sig.ra Maria Rosa, sperando di averla sempre nei commenti ai vari post del Blog...
Inoltre, un breve brano di Alexandre Dumas, anche lui a Palermo in quei giorni, come amico di Garibaldi, e uno stralcio del Giornale Officiale di Sicilia di quel lontano Giugno, relativi alla devastazione dell'Albergheria e della via Porta di Castro, sono stati letti sui luoghi stessi.
Ecco questi altri due importanti documenti :
GIORNALE OFFICIALE DI SICILIA, Giugno 1860 :
"...Dal lato della Porta di Castro, attraverso i vicoli secondari e intermedi, non è rovina parziale di questo o quell'edificio, ma la distruzione intera di tutto un quartiere : è una larga estensione di case, di cui sono spariti pavimenti e soffitti, e non restano che macerie, da cui esala tuttavia il fetore d'insepolti cadaveri, fra i quali si aggirano gli infelici superstiti cercando gli avanzi dei cari defunti e piangendo la proprietà e le robe perdute. Simile scempio contro inermi famiglie, donne, vecchi e bambini, si perpetrava freddamente dalle soldatesche borboniche in quest'anno di grazia 1860, sotto gli occhi di generali che vestono una divisa italiana... Per tali fatti non potrà il mondo avere che un grido d'indignazione e di orrore..."
Dal libro di Alexandre Dumas "I Garibaldini" :
"...Nel quartiere dell'Albergheria i soldati sfondano una porta, trovano padre, madre, due bimbi, uno di 4 anni, l'altro di 8 mesi che poppava. Uccidono padre e bambini, la madre impazzita di rabbia si scaglia addosso ai soldati che la finiscono a colpi di baionetta. (...) In un'altra casa c'è una vedova con 3 bimbi, non trovando nulla da portare via, chiudono la famigliola in casa e appiccano il fuoco. (...) L'intero quartiere della Porta di Castro è saccheggiato, e molte donne vengono violate, altre portate a Palazzo Reale. Gli uomini che tentano di reagire vengono uccisi barbaramente..."
La passeggiata è continuata con aneddoti relativi alle fotografie di Eugene Sevaistre, fotoreporter delle macerie, nonchè con discussioni su come sono cambiate le cose dal 1860 ad oggi anche a livello burocratico (si stava meglio allora...), e sull'immediato restauro dei monumenti e degli edifici danneggiati. Poi da Palazzo Oneto e le tecniche chirurgiche dei tempi, a Piazza Rivoluzione, epicentro di tante insurrezioni palermitane, il gruppo si è spostato alla fontana del Garraffo, prima nell'attuale sistemazione di Piazza Marina, poi alla Vucciria, dove una fantastica foto del Sevaistre la immortalò quando ancora era lì...  E al Monastero di S.Caterina, con tracce visibili di bombe borboniche (vedi anche post TRACCE DI BOMBARDAMENTI BORBONICI), nonchè a Piazza Pretoria, dove si è parlato dei più singolari decreti garibadini, come l'abolizione del titolo di "Eccellenza" e del "baciamano" da uomo a uomo...
Giornale Officiale di Sicilia del Giugno 1860

Dopo un salto doveroso a Piazza Bologni, luogo di barricate ed aneddoti vari, il gruppo ha ultimato il percorso...
Non mi resta quindi che ringraziare di cuore gli intervenuti, tra cui cito Federico Ferlito, che mi ha aiutato nell'organizzazione, Nora Scotto, Francesco Sanfilippo, Grazia Grace Nobile, Mario Algozzino, Aziz Balarm, Alessandro Barletta, Stella e Piera Marcoccio, Mariagrazia Focarino, Antonella Puccio, Maurizio Lo Dico, Mariella Esposito, Maria Pia, Ina Schillaci, Clara Puleo, Aldo Macaluso, Sara Spina, Angela Falcone con la famiglia, e tutti gli altri presenti.
Il gruppo a Piazzetta delle Vittime (Foto di Angela Falcone)

Nella speranza che abbiate trascorso una mattinata piacevole, concludo invitandovi a guardare le foto di seguito, fatte dal Sevaistre nel 1860, e mostrate anche durante la passeggiata...
Sulla dx macerie di Palazzo Carini,di fronte alla Cattedrale

Piazza Pretoria con i cannoni di Orsini

Sulla sx il monastero di S.Caterina, e il telone ai Quattro canti

Il Monastero di S.Caterina colpito da una cannonata

Barricata all'angolo di Piazza Bologni

Palazzo Carini distrutto (oggi cè la libreria delle suore Paoline)

La Fontana del Garraffo alla Vucciria nel 1860

mercoledì 30 novembre 2011

UN GIALLO SVELATO ?

[MISTERI] Il famoso caso della Baronessa di Carini, è stato l'anno scorso, 2010, al centro di una nuova indagine. Infatti la soluzione del mistero è stata affidata ad un team di criminologi ed esperti in casi irrisolti del passato. Per rispondere a qualche domanda che era stata posta su questo argomento, tanto caro a molti palermitani e non, pubblico quanto segue, così come trovato, premettendo per chi non lo sapesse, che anche se il caso non è inerente come location alla città di Palermo, ma ad un paese molto vicino come Carini, i personaggi coinvolti sono tutti palermitani, e tutto venne "deciso" a Palermo, così come confermato da chi ha svolto queste indagini lo scorso anno :
<<Baronessa di Carini : Il giallo svelato dopo 447 anni>>
Uccisa per i soldi : il delitto d'onore fu una messinscena ?
Sarà che oggi vanno di moda i «cold cases», i casi freddi, ma risolvere un delitto dopo 447 anni è una bella scommessa anche per il più tosto degli investigatori. E per la più sofisticata apparecchiatura scientifica. Una sfida che parte da Carini, il paese a pochi chilometri da Palermo dove il 4 dicembre 1563 la baronessa Laura Lanza (secondo la ricostruzione ufficiale) venne trovata a letto con l'amante Ludovico Vernagallo e assassinata dal padre Cesare nella stanza del castello che ancora domina l'abitato. 
Un delitto d'onore (reso celebre nel 1975 da uno sceneggiato della Rai), confessato dall'assassino in una lettera al re di Spagna conservata nella chiesa madre del paese.
L'anno scorso, il sindaco G.La Fata ha deciso di riaprire le indagini, affidandosi a un team di criminologi di fama internazionale. Dal 22 al 25 marzo del 2010, gli investigatori dell'Icaa (International Crime Analysis Association), tra i quali l'esperto Marco Strano, hanno lavorato per risolvere il giallo.
Ma quali sono i misteri da svelare? Di sicuro il ruolo del marito della donna, il barone di Carini Vincenzo La Grua, scagionato dal suocero, sebbene presente al momento del delitto. Una ricostruzione che potrebbe essere motivata dal fatto che al padre dell'adultera era consentito uccidere la figlia e il suo uomo, se beccati sul fatto. Al marito, invece, solo il diritto di uccidere il rivale, ma non la moglie.
I diaristi del tempo, intimoriti dell'importanza delle famiglie, accennano al caso soltanto di sfuggita (n.d.r. Cesare Lanza era uno dei personaggi più in vista di Palermo, avendo ricoperto autorevoli cariche pubbliche, come quella di pretore. Inoltre apparteneva a quella ristretta cerchia di persone importanti ed influenti che facevano il bello ed il cattivo tempo nella Palermo del'500).
L'indagine prevedeva l'apertura della cripta del duomo di Carini dove probabilmente, vi sono i resti dei due amanti. Sono stati rintracciati alcuni eredi della famiglia Vernagallo, sottoposti a test del DNA per poterli comparare con i resti che presumibilmente saranno ritrovati. Inoltre, grazie a sofisticate tecniche di computer grafica, sarà analizzato il percorso del castello così com'era nel'500, un pò diverso da oggi (la stanza del delitto era in'ala del maniero che tanti fa è crollata). Anche documenti cartacei, tra cui pare qualche inedito, sono stati analizzati per capire la vicenda...
Ma la tradizione popolare ha dato vita nei secoli a quattrocento versioni di un poemetto su cui si sono scervellati storici, demologi, studiosi del folklore per districare la verità dalla leggenda.
A complicare le cose ci si sono messe le ricerche dello storico Calogero Pinnavaia. Secondo lui, non di delitto d'onore si trattò ma di un litigio per ragioni economiche sfociato nel sangue. Che Laura e Ludovico fossero «serrati insieme» nella camera, come racconta il padre di lei nella lettera-confessione al re, non avrebbe scandalizzato nessuno, perché i due stavano insieme da quattordici anni e avevano avuto la bellezza di otto bambini, con il placet del marito di lei che, secondo lo studioso, non poteva avere figli.
«Il marito della baronessa, don Vincenzo La Grua -ricostruisce Pinnavaia- aveva interesse a risparmiare il rivale perché, secondo la Lex Iulia, avrebbe avuto diritto a metà del patrimonio dell'amante». Quanto al padre, Cesare Lanza, avrebbe potuto mettere le mani sulla dote della figlia. Fatto sta che il vicerè di Sicilia, il 2 febbraio del 1564, informa la Corte di Spagna che qualcosa non torna nella vicenda e accusa di falsità il difensore dei due.
La storia del delitto d'onore, insomma, sarebbe stata tirata fuori per dare una copertura per così dire etica e soprattutto giuridica al pasticciaccio. Cesare Lanza riebbe i suoi beni e dopo dieci anni, morta la prima moglie, si risposò ed ebbe nove figli. Quanto a Vincenzo La Grua, diseredò i bambini avuti sulla carta da Laura Lanza e convolò a nuove nozze il 4 maggio 1565, dopo avere fatto incidere davanti all'ingresso del castello la scritta «ET NOVA SINT OMNIA». E tutto sia nuovo... La soluzione di questo giallo cinquecentesco forse è vicina, ma indagini o non, è difficile stabilire la verità a distanza di secoli, anche per l'assenza di documenti ufficiali, prova, questa, che qualcosa fu "insabbiato", giusto per usare un termine più moderno...
A giudizio di chi scrive, il mistero resterà, e con lui l'indiscusso fascino dell'intera vicenda...
Il castello di Carini

PALERMO NASCOSTA HA POSTATO PER I LETTORI LO SCENEGGIATO DEGLI ANNI'70 PER INTERO... BUONA VISIONE !

sabato 26 novembre 2011

ARTISTI PALERMITANI D'OGGI * GIACOMO CACCIATORE *

"Palermo Nascosta" non è solo monumenti poco noti, storie ed aneddoti d'altri tempi... Da questo momento, mi occuperò, quando ce ne sarà l'opportunità, di provare a far conoscere qualche artista palermitano dei nostri tempi. Inizio da un mio caro e talentuoso amico...
Giacomo Cacciatore è uno scrittore, saggista e giornalista. Nato a Polistena (RC), vive da sempre a Palermo. Laureato in Lingue e Letterature Straniere, ha collaborato per anni come narratore con l’edizione siciliana de La Repubblica...
I suoi racconti, oltre che su varie riviste, fra le quali Segno e Diario, sono stati pubblicati in due raccolte (Nostra signora dei sospiri e Palermo amore e coltelli) e in alcune antologie, tra cui Portes d'Italie (Flevue Noir, 2001), I 4 colpi al cuore (Mondadori-2002), Duri a morire (Flaccovio-2003), Fotofinish (Ediz.Ambiente-2007)...
Con il saggio Il terrorista dei generi - Tutto il cinema di Lucio Fulci (Ediz. Un mondo a parte-2004), ha vinto il Premio Efebo d'Oro speciale 2005 per il miglior libro di cinema. Il suo romanzo d’esordio, L'uomo di spalle (Dario Flaccovio, 2005) è una storia edipica che al tema del rapporto tra madre e figlio unisce un omaggio-oltraggio ai vari generi letterari e cinematografici amati dall'autore. E' di prossima uscita anche in Francia per i tipi della casa editrice Payot&Rivages ("L'homme de dos", traduzione di Françoise Brun).
Del 2007 è il suo secondo romanzo, Figlio di Vetro (Einaudi), una storia di "formazione" che racconta il conflitto tra un padre e un figlio sullo sfondo della Palermo degli anni'70 e delle guerre di mafia. Figlio di Vetro, finalista ai premi Domenico Rea, Città di Siderno, Alziator e Corrado Alvaro 2007, è stato pubblicato anche in Germania dall'editore Rowohlt (Der Sohn, traduzione di Judith Schwaab), in Francia da Liana Levi (Parle plus bas, traduzione di Françoise Brun) e in Spagna da 451editores (traduzione di Patricia Orts). Del 2008 è la partecipazione di Cacciatore al secondo volume dell'antologia Anime nere (Oscar Mondadori, a cura di Alan D.Altieri) intitolata Anime nere reloaded. Segue, nel 2009, la regia della docufiction "Il mago dei soldi" (Novantacento), scritto e sceneggiato con R.Catalano e G.Palazzotto. Sempre nel 2009 Giacomo Cacciatore partecipa all'antologia "Bad Prisma" (Mondadori, collana Epix). Nel giugno del 2010 esce "Salina, La sabbia che resta" (Flaccovio), romanzo scritto a sei mani con R.Catalano e G.Palazzotto...
A Giacomo mi lega amicizia personale costruita sui banchi di scuola del Liceo, e tutt'oggi coltivata con grande simpatia e stima reciproca...
Parlando di se stesso, Giacomo ci dice : "Una volta mi hanno definito il più americano degli scrittori siciliani. Però sono calabrese. Diciamo allora che sono il più siciliano dei calabresi che sono i più americani degli scrittori siciliani... A volte mi chiedo se abbia un senso vivere tutta la vita in una sola città. Palermo ripropone ogni giorno questa domanda, perchè esige il doppio della pazienza e, dunque, il doppio di amore da parte di chi la abita". Per concludere, un suo pensiero sulla "Palermo Nascosta", che proviamo a cercare quotidianamente in questo Blog : "La Palermo più nascosta è quella che più si vede. Perchè da noi raramente la verità sta in ciò che appare..."
Sosteniamo e facciamo il tifo, quindi, per i nostri talenti palermitani, a cominciare da Giacomo Cacciatore, di cui vi consiglio di leggere qualcosa al più presto...
Figlio di Vetro (Einaudi-2007)
Salina,la sabbia che resta (Flaccovio-2010)

venerdì 25 novembre 2011

DALLA STRADA AL MONASTERO...LE "Reepentite"

[TESORI] Anche questo post nasce dalla mia collaborazione col caro Federico Ferlito, che mi ha fornito parte del testo, che spero, incuriosirà chi legge...
Nel 1512 il chierico Vincenzo Sottile edificava una chiesa in via Divisi, sul luogo dove c'era la casa dei propri avi, dedicandola a Santa Maria della Grazia. Nel giugno del 1524, suor Francesca Leonfante della Verdura, del Monastero di Santa Chiara, fondava in quel luogo un monastero sotto la regola del Monte Oliveto. Per la realizzazione del nuovo convento furono comprati, a spese dei duchi della Verdura, le proprieta' dei Sottile ed altri edifici che si estendevano fino a via Maqueda, allora non esistente. Francesca Leonfante venne eletta badessa in perpetuo, ma alla sua morte, sia per mancanza di religiose, sia per mancanza di congrue rendite, il monastero decadde. Venne proposto di cederlo ad altre case religiose. Ottenuta la concessione dall'arcivescovo, il monastero venne adibito come "Istituto per ospitare quelle donne che, pentite della lor libidine, volevan ricovero in questo sacro chiostro". Per tal motivo venne appellato delle "Reepentite". Per il mantenimento del monastero venne instaurato il "diritto della bacchetta", una strana tassa dovuta dalle pubbliche cortigiane "onde poter vestire abiti di seta ed di oro al par delle oneste matrone". Da questa tassa vennero escluse le cosiddette “cassariote”, perché prostitute di strada…
Le ricoverate abbracciarono il credo francescano e, dopo tempo "avanzandosi in perfezione cristiana ed osservanza monastica", ottennero la clausura, sicché, le monache, ex prostitute, mal tolleravano l'appellativo di "Reepentite". Nel 1866 il monastero venne abolito (forse le prostitute non si pentivano piu' ?), ma la chiesa in un primo tempo rimase aperta al pubblico.
Interessante in questo contesto è stato il ritrovamento della cripta, che è tornata alla luce casualmente nel 2005, durante lavori di ristrutturazione dell’ex complesso religioso di via Divisi, oggi destinato a dipartimenti universitari. Eliminando le piastrelle del pavimento e il sottostrato per ristrutturare i servizi igienici vicini a un’aula, si è reso evidente il volume di una volta, e quindi si è fatto largo il sospetto che esistesse ancora la vecchia cappella sotterranea. L’intuizione si è rivelata fondata. Una volta rimossi quintali di terriccio e di materiali di risulta, forse esito di precedenti lavori compiuti intorno al 1960, la cripta, grande circa sedici metri quadrati, è venuta alla luce. E ha rivelato il suo tesoro: un magnifico altare seicentesco, la tomba della Madre Badessa e le panche dove venivano appoggiati i corpi delle defunte secondo un'antica tradizione religiosa che, come nel convento dei Cappuccini, prevedeva il prosciugamento dei cadaveri prima della sepoltura. In queste cripte le suore defunte non venivano solo sdraiate per il processo di essiccazione, ma addirittura anche fatte sedere in "sedili", e agganciate con delle corde al muro per tenere i cadaveri fermi...
L'altare della cripta
Le "panche" dove si appoggiavano le defunte

La tomba della Madre Badessa è identificata da una lapide di marmo in cui è incisa la scritta: “In questo sepolcro giace il corpo della Reverenda Madre Santa Ignazia di Gesù Squatrito quale nacque al 1706, si chiamò nel secolo Donna Maria Squatrito, morì di anni 76 l’8 aprile del 1782”. Del suo corpo è stata ritrovata soltanto una lunga ciocca di capelli, insieme con due ampolle di vetro che custodivano delle pergamene relative alla sua morte ed alla sepoltura (il corpo era intatto tranne una ferita "gangrenosa" ad un piede e parte di una gamba, causa della morte). La lapide, trovata tra i resti della sepoltura, è stata adesso ricollocata sul pavimento della cripta. L’altare seicentesco è affiancato da mattonelle originali che riproducono San Francesco e presumibilmente Santa Chiara, o forse la fondatrice del convento. Le due figure sono inginocchiate ai piedi della Croce, alla base della quale sta un teschio simbolo dell’omnia vanitas, cioè della caducità del corpo di fronte alla morte. Tutt’intorno, le panche dove venivano appoggiati i corpi delle defunte, sovrastate da mattonelle di maiolica. 
Quasi ai piedi dell’altare c’è una seconda botola dove si trova la fossa comune delle altre monache, che è stata parzialmente esplorata. Sei crocifissi di metallo sono stati scoperti in mezzo al terriccio scavato. E’ emersa pure la scala originaria di ingresso alla cripta, che è stata consolidata e viene adesso nuovamente utilizzata per accedere all’ambiente sotterraneo...
Riflessione finale : Ma oggi non esistono più iniziative ecclesiastiche per ex prostitute che vogliono redimersi ? Mi sa che i tempi sono cambiati... 
(P.S : La cripta è stata da me visitata e fotografata nel mese di Ottobre nell'ambito di una manifestazione storico-artistica)
Le due ampolle contenenti le pergamene
I sei crocifissi di metallo ritrovati

 

domenica 20 novembre 2011

LA CAMERIERA DEL DIAVOLO

[ANEDDOTI] Borgata di Cruillas, fine’800… C’è una zona in questo quartiere che viene conosciuta come “Sotto l’Arco”, ed è il luogo, dove nel’600 sorsero le prime abitazioni della borgata, più che altro casette di campagna e qualche villa nobiliare poi, nel ‘700. Nella seconda metà dell’800 a Cruillas c’erano soprattutto giardini e terreni che venivano coltivati, e una fila di case di pietra nell’odierna via Cruillas, che era poco più di una trazzera…
Al tempo in cui risale la storia che segue, era ancora in funzione la cappella dell'Immacolata Concezione, ancora esistente, aggregata al palazzo del marchese Cruillas, un baglio dove stavano magazzini, fienili e l'abitazione padronale. La cappella oggi  è chiusa al culto ed adibita a magazzino…
Di fronte l’Arco abitava una facoltosa famiglia della borgata, i Prestigiacomo, che, stimati e conosciuti da tutti, erano stati tra i primi ad abitare quella zona. Erano proprietari di una serie di casette agricole che sfruttavano i terreni attorno, e una bella casa piena di tutti i comfort dove conducevano una vita agiata. Presso di loro prestava servizio una cameriera, cosa che a quei tempi si potevano permettere, appunto, solo le famiglie benestanti…
La donna, non era sposata, ed era un’ottima lavoratrice, aveva però un neo che la tormentava quotidianamente : il vizio del gioco. Fuori dalle ore lavorative, infatti, si dedicava a questo hobby poco remunerativo, in quanto erano più le volte che perdeva, che quelle che vinceva. E spesso giocava tutto quello che aveva in tasca, con accanimento tipico di chi è posseduto dal demone delle carte…
Un giorno, stanca ed esasperata dall’ennesima perdita al tavolo da gioco, la donna decise di affidarsi ad un alleato molto potente, che invocato, poteva forse aiutarla a vincere e magari sanare i debiti che aveva contratto…
Recitò quindi una serie di preghiere e invocazioni adatte al tipo di collegamento che cercava col diavolo… E ci riuscì benissimo, a quanto pare, perché improvvisamente, durante la notte, la famiglia Prestigiacomo fu svegliata dalle urla della donna che in preda a convulsioni, spasmi ed altro, dava evidenti segnali di “possessione” demoniaca. A stento, e col contributo della famiglia e di altri uomini, svegliati anch’essi dalle urla, la donna fu trasportata di peso nella cappella dell’Immacolata lì vicino, e subito un prete esorcista fu mandato a chiamare dalla vicina borgata dell’Uditore… Strani fenomeni allora iniziarono a manifestarsi : dalla cava di Cruillas, conosciuta come la “pirriera”, caddero grossi ciottoli presso la chiesetta, ed una pietra, rotolata dentro la cappella, frantumò la teca dove era contenuta una statua dell'addolorata…
Anche le guardie accorse, probabilmente tutt’altro che coraggiose, si limitarono a dire che “queste non erano cose di persone, ma cose di spiriti”…
L’esorcismo fu poi effettuato fra tante difficoltà e la paura generale, all’interno della stessa chiesetta, la cameriera si sentì meglio, e nel giro di qualche giorno potè riprendere la sua vita normale…
Le persone più anziane del rione conoscono tutte la storia della cameriera dei Prestigiacomo e di quella notte da incubo, ma non sappiamo però cosa accadde dopo, cioè se la donna continuò a sedere ai tavoli da gioco o se la lezione fosse bastata a non indurla più a cercare aiuti di vario genere…

PS.Ringrazio mio cugino Fabrizio Giuffrè per le foto e per la storia, accaduta nel quartiere dove abita
L'ingresso della chiesetta dell'Immacolata
La teca dell'Immacolata

mercoledì 16 novembre 2011

CERCASI SANTA POSSIBILMENTE MIRACOLOSA !

[STORIE] Il '600 a Palermo fu un secolo di pestilenze, carestie e miseria, ed i vecchi santi protettori non riuscivano a lenire tutti questi affanni : necessitava qualcosa di nostrano per mettere in un po' d'ordine nella confusione, fra politica, religione e credenza popolare…
Bisognava un nuovo capo del governo che potesse fare da motore mistico ai panormiti di allora e per i loro attuali eredi. Fu ovvio, per il carattere leghista-palermitano, scegliere un protettore di origine nostrana che ricordasse i fasti normanni !
La scelta fu facile, ma difficile e forse truffaldino, il modo di farla digerire !
Come santa patrona Rosalia andava benissimo, era siciliana, casta e pura, ma aveva pochi miracoli nel proprio curriculum, ma cio' poco importava per soppiantare le altre sante, che di miracoli ne avevano fatti pochini e nemmeno tanto risolutivi !
Intanto, bisognava trovare i suoi resti mortali : le indicazioni furono date da una visione notturna di una quasi moribonda febbricitante, poi miracolata, tale Girolama Gatto. Rosalia le era comparsa in sogno in una grotta ben definita sul monte Pellegrino, cioè quella che tutti conosciamo !
L'arcivescovo Giannettino Doria, sollecitato dal Clero locale e dal Senato Palermitano, diede disposizione alle ricerche e, guarda caso, furono affrettatissime, e puntuale fu il ritrovamento, ovvero i resti ossei furono trovati là dove indicato !
Fin lì tutto ando' liscio come l'olio per i tifosi di Rosalia (ancora non santificata).
Ma Giannettino fu scettico, e avendo percepito una bufala ordita dal Senato Palermitano e dal basso clero locale, volle affidare tre reperti rinvenuti al protomedico generale di Sicilia ed al protomedico di Palermo.
In modo unanime i medici diedero risultati negativi : “ERANO RESTI DI CRANIO MASCHILE !”.
In modo sbrigativo la situazione fu risolta, nell'arco di un dì, da Padre Giordano Cascini, direttore della Casa Professa, che convoco' una commissione di sacerdoti locali e credenti di gran fiducia...
La Commissione durante l'analisi fu illuminata di luce divina…
Un primo cranio, ricco di tracce calcaree, diminuì nelle dimensioni, e per miracolo divenne da maschile a femminile. Il secondo era nient'altro che un vaso sporco e malconcio, il terzo era il normalissimo ciottolo.
I protomedici furono quindi premurosamente richiamati dal gesuita padre Cascini, temettero per la loro testa, essendo periodo di Inquisizione, e prontamente furono convinti del loro pacchiano errore, e nel lasso di pochi minuti la loro analisi divenne positiva e per di piu' controfirmata dagli stessi !!!
Per i miracoli, dove non possono arrivare i medici, possono i preti ed i politici !!!
Il 22 febbraio 1625, i resti di Rosalia furono consegnati al Senato Palermitano...
Il 7 giugno, nel corso di un fantastico festeggiamento, Rosalia fu eletta a Santa...
I palermitani ebbero la propria Santa ed il suo bravo miracolo aveva debellato la peste !!!
Ma la peste aveva semplicemente avuto il normale decorso naturale, agevolato dalle migliori condizioni stagionali ed in parte frenato dalle limitazioni sanitarie dettamate da Gian Filippo Ingrassia, fatte eseguire tardivamente dall'improvvido Senato .
Concludendo, VIVA SANTA ROSALIA, che non ha colpe in tutto ciò, e che ci protegge benevolmente dall’alto del Monte Pellegrino !!!
Statua di S.Rosalia alla Cattedrale


POST IN INGLESE
SAINT WANTED, POSSIBLY DOING MIRACLES !
The 17th century in Palermo was a century of pestilence, famine and misery, and the old patron saints could not alleviate all these troubles: it needed something new to put order in the confusion between politics, religion and so on ... The government was looking for a new saint protecting the city… It was obvious to choose a local protector to commemorate the glorious Norman reign !
The choice was easy, but difficult and perhaps fraudulent, how to digest it!
As patron saint Rosalia was fine, was Sicilian, chaste and pure, but she had a few miracles in her curriculum, but the previous other saints, were not better and not so decisive !
Meanwhile, her mortal remains had to be found: the directions were given by a night vision of a feverish, almost dying, mrs. Girolama Gatto, then miraculously Rosalie had appeared in a dream, well-defined in a cave on Mount Pellegrino, which is that we all know!
The Archbishop Giannettino Doria, urged by the local clergy and the Senate Palermo, gave orders to research and the discovery was incredibly quick, and some skeletal remains were found where specified !
From that moment, everything went 'smoothly for fans of Rosalie (not yet sanctified).
But Giannettino was skeptical, and having received a hoax concocted by the Senate and the lower clergy of Palermo, he wished to have an opinion by some important doctors. So the doctors gave unanimous negative results: "REMAINS WERE BELONGING TO A MEN”. But the situation had to be resolved within a day, by Father Giordano Cascini, director of the Church of Jesus, which summoned a commission of local priests and common believers... The Commission during the analysis was illuminated with divine light : the first skull full of traces of limestone, diminished in size and for a miracle, became from male to female. The second was nothing but a pot dirty and scruffy, the third was an ordinary pebble.
The doctors were then called by the Jesuit father, and being scared for their head, in that period of Inquisition, they were quickly convinced of their “mistake”, and in the span of a few minutes, their analysis turned positive and countersigned by themselves ! 

Sometime priests and politicians could make miracles too !
On February 22nd, 1625, the remains of Rosalia were delivered to the city Senate ...
On June 7th, during a great celebration, Santa Rosalia was elected as patron saint of Palermo ...
Then Palermo had the Saint and her good miracle had eradicated the plague!
But the plague had just had the normal natural course, facilitated by better seasonal conditions and partly restrained by the limitations dictate health by Gian Filippo Ingrassia

In conclusion, hurrà for SANTA ROSALIA, which is not to blame in all this, and protects us from the top of Monte Pellegrino graciously!

venerdì 11 novembre 2011

ATTENTI ALLA LUPA !

[STORIE] Dopoguerra, quartiere della Kalsa… Le ferite del conflitto non sono ancora rimarginate, e in certe zone della città è rimasta una desolazione che avrà strascichi fin troppo lunghi negli anni a venire. La povertà ha ridotto famiglie intere a sfamarsi di… nulla per anni. In quella zona così povera la maggior parte degli uomini cerca di sbarcare il lunario soprattutto col contrabbando delle sigarette (e con tutto ciò che esso comporta), il resto si dedica alla pesca o ad altro. Filippo è molto piccolo, abita in quel quartiere coi genitori, e nonostante il mestiere di muratore di suo papà non faccia mancare il pane a tavola ogni giorno, per poter mangiare patate o uova, deve aspettare la domenica o qualche evento particolare. La povertà ha poi costretto tante famiglie del quartiere a lasciar uscire i bimbi per giocare fuori, completamente scalzi, perché le scarpe dovevano servire ad altro e, cosa più importante, “durare” il più possibile, perchè pensare di acquistarne nuove, era un sogno quasi irrealizzabile.
Filippo ricorda ancora i giorni in cui passavano le spose in macchina e tiravano confetti dai finestrini…
Allora lui e gli altri bimbi scalzi, correvano come forsennati e spesso facevano pure a botte per raccoglierli da terra e mangiarli, oppure per portarne qualcuno a casa con grande felicità, così, sudici e pieni di terra… Oppure quando lui e gli altri bimbi venivano "reclutati", in cambio di poche lire, da una fabbrica di conserve e pomodoro in scatola che c'era presso lo Spasimo, per raccogliere bucce di mandarini, che pare servissero a fabbricare spirito. La notte, poi, quando venivano i camion a scaricare lattine di pelati ed altro, i piccoli si facevano svegliare dai genitori per andare a rubacchiarne qualcuna per poter dare la gioia di un piatto di pasta al pomodoro in casa...
Ma c’era un pericolo per i bambini poveri di quella zona, e non solo di quella… Un pericolo a cui i genitori avevano dato un nome di un animale che faceva paura : la “Lupa”… E lo stesso Filippo era stato più volte avvisato di stare attento quando giocava per strada. Ma cosa era la lupa ? Non certo la femmina del lupo delle favole, che era simbolo di cattiveria… Era una auto decappottabile che ogni tanto sfrecciava nei quartieri più disagiati e portava via i bambini con dei veri e propri raid da guerriglia. Non si trattava di rapimento o di qualcosa legata alla criminalità : era un gruppo di persone incaricate di prelevare arbitrariamente bambini poveri dalla strada e affidarli in modo coatto ad istituti religiosi, orfanotrofi ed altro, spesso nemmeno a Palermo… Una sorta, insomma, di servizi sociali gestiti in modo violento…
Ma chi c'era dietro a tutto questo ? Cittadini che avevano a cuore le sorti dei bimbi poveri ? Autorità municipali ? Forze dell'ordine ? Enti ecclesiastici ? Chiarezza non si è mai fatta...
E un giorno anche Filippo, che è colui che mi ha raccontato questa storia, rischiò di finire preda della Lupa, e se non lo presero fu solo perché riuscì a correre, seppur scalzo, più veloce di alcuni suoi amichetti, che da quel momento non vide mai più… Fu un vero miracolo, che riuscì a rientrare a casa, seminando la Lupa tra i vicoletti della Kalsa… Forse queste persone assicuravano un futuro migliore, ma in effetti, come dice lo stesso narratore della storia, assistere allo strazio dei genitori che si vedevano i bimbi “rapiti” in tal modo, era qualcosa che segnava… Oggi Filippo è un settantenne signore dai capelli bianchi, e nonostante il ricordo di quei giorni sia triste, prova a fare un sorriso, e si chiede come sarebbe stata la sua vita se quel giorno fosse rimasto tra gli artigli della Lupa...
Meglio o peggio ? Non c'è risposta...
Anche questa storia, nel suo dramma, ci serve a far capire come andavano le cose una volta, e che la povertà che fu conseguenza della guerra lasciò cicatrici più sanguinose della guerra stessa...

PS: Ringrazio il sig.Filippo Gargano che mi ha raccontato questo episodio della sua infanzia 
Bimbi che giocano in un quartiere popolare

POST IN INGLESE


BOYS,LOOK OUT !


Postwar, Kalsa quarter ... The wounds of the conflict are not yet healed, and in some areas of the city has remained only desolation that will last many years yet. Poverty has reduced whole families to be fed with ... nothing for years. In that area so poor most of the men trying to survive especially with the smuggling of cigarettes (not legal job,of course), the rest is devoted to fishing or anything else. Filippo is a young kid, living with parents in that neighborhood, and the job of mason of his dad just guarantees the bread on the table every day, but, to eat potatoes or eggs, must wait for the sunday or some particular event. Poverty has also forced many families to let go of the neighborhood children to play outside, completely barefoot, because the shoes were so important, and have to"last" as much as possible, because thinking of buying a new pair, it was a dream almost impossible.
Filippo remembers the days when the brides used to pass with the cars and threw confettos from the windows ... Then he and other children barefoot, used to run around like crazy and often did fight just to pick up some confetto from the ground and eat, or to bring some home with great happiness, although dirty and full of dust ... Or when he and the other children were "recruited" in exchange for a few lire, to collect mandarin peels, which seems to serve to produce the spirit, for a tomatoes farm near the Spasimo. The night, then when the trucks came to download lot of cans of peeled tomatoes, the boys were going to be awakened by their parents to go and secretly take something to give the joy of a plate of pasta with tomato sauce at home ...
But there was a danger to the poor children of that area, and not only that ... a danger to which his parents had given a name of an animal that was frightening: the "Lupa" (ed.the female wolf) ... And the same Philip had been repeatedly warned to be careful when playing in the street. But what was the Lupa? Certainly not the female wolf of some tale for children, which was a symbol of evil ... It was a convertible car that sometime came around in the most disadvantaged neighborhoods, and carried away the children with real guerrilla raids. It was not rape or anything related to the crime: it was a group of people responsible for poor children taken arbitrarily from the street and forced to entrust them to religious schools, orphanages and other, often outside Palermo ... A kind of social service managed violently ...
But who was behind all this? Citizens who care about the fate of poor children? Municipal authorities? Police? Church ? Clarity was never made ...
And one day Filippo, who is the one who told me this story, was in danger of ending up in the hands of the Lupa, and if it did not take him just because he was able to run, even barefoot, faster than some of his friends, who didn’t come back home from that moment... It was a miracle that he managed to return home, running across the narrow streets of the Kalsa to avoid the Lupa ... Maybe these people ensured a better future, but in fact, as the same narrator of the story says, watching the agony of the parents who saw their children "kidnapped" in this way, was something that marked Filippo for years ... Today he is a 70 years old gentleman with white hair, and despite the memories of those days are sad, he tries to smile, and wonders how it would be his life if that day he was kidnapped by the Lupa ...
Better or worse? There is no answer ...
This story, maybe can help modern people to know better that era, and that poverty was a result of that war left, bloodier than the war itself ...